Stop subito alla C?
La Lega vuole giocare

«Annullare la stagione sarebbe un danno irreversibile a livello economico», ha detto ieri il presidente della C Francesco Ghirelli

Lo scontro, o meglio il confronto, è aperto. Lo ha detto Michael Gandler ieri, lo hanno chiesto in tanti, anche in serie C. Finiamo qui i campionati. Ma la linea di chi governa il calcio in questo momento è diversa, dai vertici sino alla Lega Pro, almeno formalmente. E l’assemblea dei club in programma domani riporterà proprio questo tema in primo piano.

«Annullare la stagione sarebbe un danno irreversibile a livello economico», ha detto ieri il presidente della C Francesco Ghirelli, bacchettando in un certo senso chi ha voluto esprimersi in maniera opposta e richiamando la categoria all’unità, al ragionare in modo univoco, senza spaccature o richieste personali, «perchè se litighiamo sulla chiusura o sulla riforma ci danno un calcio nel sedere, dobbiamo cambiare vocabolario, stando zitti qualche volta e rispettando i tempi», ha dichiarato senza mezzi termini.

Il motivo per cui non si deve parlare di decisioni autonome rispetto alle indicazioni del Governo, e in subordine della Figc, è presto spiegato.

Decidere di annullare la stagione autonomamente rischierebbe di avere conseguenze pesanti su tutti i fronti. «Per esempio, se i datori di lavoro decidessero di annullare la stagione, non ci sarebbero più le basi per sostenere la richiesta di riduzione dei pagamenti, qualsiasi contenzioso sarebbe perso». In sostanza, un conto è che la decisione venga presa per cause di forza maggiore, come un decreto statale. Un altro è decidere da soli, il che comporterebbe la possibilità per tutti di rivendicare i propri diritti. Comprese le società a cui non è stato data la possibilità di lottare per una promozione, per esempio. Un disastro peggiore di quello che già così si può prospettare.

«Parliamo con ponderazione e facciamolo in Assemblea, servono ago e filo, dobbiamo lavorare a qualsiasi tipo di soluzione per essere pronti a ripartire quando e se le autorità sanitarie ce lo diranno», il messaggio è questo. In un momento in cui anche comprensibilmente ognuno ha voglia di dire la sua, l’invito è quello di tenere salda l’unità della categoria senza prendere posizioni drastiche, in qualsiasi senso».

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