Taurisano, i tuoi “figli” ti salutano
«Per noi un maestro innovatore»

Il ricordo dei canturini, che piangono il coach dei grandi successi

«Un innovatore, un grande sperimentatore, una persona eccezionale». Nel ricordo affettuoso dei “suoi” ragazzi, Arnaldo Taurisano è dipinto come un grande allenatore. La palestra era il suo laboratorio, i giocatori la creta da plasmare. E mancherà. Ma, come hanno sottolineato tutti, il ricordo del coach rimarrà scolpito ancora a lungo, grazie alle sue idee e al suo metodo. E ai suoi innumerevoli successi.

Per Charlie Recalcati, è stato davvero come un secondo padre ed è stato uno degli ultimi suoi giocatori ad averlo visto, in buona salute e pieno di vitalità. Gli ha insegnato tutto quello che doveva apprendere come giocatore prima e come tecnico una volta ritiratosi. Hanno condiviso oltre vent’anni insieme, dal 1957 al 1979.

«Sono legato a tante persone, ma a Tau in modo particolare - confessa -. Mi ha conosciuto che ero un ragazzino, avevo 12 anni e non potevo partecipare alla sua leva cestistica al centro giovanile Pavoniano di Milano: sua moglie era al tavolo del referto, io segnavo i punti. Dall’anno successivo, per vent’anni non ci siamo praticamente più lasciati».

Un’esperienza che lo ha segnato in maniera decisiva: «Oltre ad avermi plasmato come giocatore, è stato il mio primo punto di riferimento quando sono diventato allenatore. Lui era programmazione, dedizione e cura dei fondamentali. Inoltre, era un innovatore per la parte atletica e tecnica».

Recalcati ricorda l’ultimo incontro con il maestro: «Con altri ex giocatori del centro Pavoniano, siamo andati a trovarlo a novembre per i suoi 85 anni: era in buona salute e ha scritto una pagina dedicata a Bob Lienhard. Poi purtroppo le sue condizioni sono peggiorate».

Pierluigi Marzorati è stato lanciato in serie A da Taurisano: «Dopo aver vinto il titolo Juniores a Pisa, ha portato in prima squadra me, Della Fiori, Bertuol e D’Addezio. Ero l’undicesimo a giugno, il decimo a settembre e da lì in poi la mia carriera decollò grazie a Taurisano, Allievi e Morbelli. E quell’anno, era il 1969, fu la fortuna di Cantù: la squadra era senza sponsor e destinata a retrocedere, ma permise a Taurisano di lavorare con un gruppo di giovani che si piazzò al sesto posto, creando un’ossatura capace di durare nel tempo».

Di Taurisano, Marzorati ricorda anche alcune preparazioni atletiche fuori dal comune: «Allenamenti e corse sotto la neve per esempio. Peccato che Lienhard non sempre riusciva a tenere il nostro passo… Fu uno degli artefici del modello di società che ispirò poi i club di mezza Italia».

Anche Ciccio Della Fiori ricorda con affetto coach “Tau”: «È stato il mio allenatore nelle giovanili e in prima squadra: mi fece esordire a 18 anni in serie A, in un campionato in cui i centri erano tutti americani, Meneghin a parte».

Per Della Fiori, Taurisano è stato il primo tecnico dell’era moderna: «Ha inventato il basket come lo intendiamo ora, a tutti i livelli. Ebbe modo di sperimentare tecniche diverse nella preparazione, con metodo e curando i minimi particolari. E i suoi successi non sono affatto frutto del caso».

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