Vent’anni senza Ravaglia
L’omaggio di Cantù alla famiglia

Il ricordo di Chicco ancora una volta è stato commovente

Vent’anni senza Chicco Ravaglia. Una curva attenta e appassionata come quella di Cantù, che a ogni partita dopo quella tragica notte in cui l’idolo della tifoseria ha perso la vita l’ha sempre ricordato, non poteva non sottolineare la triste ricorrenza.

Il momento più bello della giornata è stata la consegna di una targa e di una maglia al padre Roberto a metà campo: sul parquet di Desio c’erano il presidente Davide Marson con una delegazione di Eagles. Come spesso accadeva al Pianella, “Bob” Ravaglia ha seguito a bordo campo la partita con la moglie Morena. E, insieme, hanno applaudito commossi allo striscione esposto in curva: “Vent’anni… Cantù non dimentica! Ciao Chicco!”, firmato Eagles e accompagnato da un bandierone con la sua immagine.

Un altro striscione, esposto nel corso della partita, ha voluto poi ricordare un tifoso di Cantù e del Como scomparso nella notte di venerdì, Giuseppe Murgolo di Lipomo: “Un ultras non muore mai! Ciao Beppe”.

Momenti che hanno colpito i tifosi, che hanno davvero incitato Cantù per tutta la partita, sostenendola soprattutto nell’infuocato ultimo quarto, nel pieno della rimonta rimasta a mezz’aria. Con la “concorrenza”, dall’altra parte del palazzetto, degli Irriducibili, vale a dire l’anima calda del tifo bresciano, accorsa numerosa a Desio per godersi vittoria e qualificazione alla Final Eight.

Per i tifosi di Cantù, i “bersagli” preferiti, manco a dirlo, sono stati l’ex Awudu Abass - che a sua volta non si aspettava di certo un’accoglienza calorosa - e David Moss (al quale sono stati rivolti cori d’insulto oltre che riservati uragani di fischi), un “nemico” giurato degli ultras fin da quando giocava a Siena, negli anni d’oro della formazione toscana, che spadroneggiava in Italia, proprio a scapito dell’ultima grande Cantù targata Cremascoli.

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