Visciglia, supplente triste
«Mollato mentalmente»

«Faccio parte di questa società da quando ho cinque anni e non me ne sono mai staccato. Facile capire la profonda amarezza che mi pervade»

L’elenco è presto fatto: «Covid, sparizione di Roma, poca convinzione e fortuna». Poche parole per spiegare una retrocessione, figlia di una stagione negativa e di un concatenarsi continuo, «come fosse un vortice», di eventi poco favorevoli. Per Antonio Visciglia, assistente prima di coach Pancotto, poi di Piero Bucchi non poteva finire peggio la sua annata sulla panchina della S.Bernardo Cantù.

Figuriamoci poi per un canturino in tutto e per tutto come lui: «Faccio parte di questa società da quando ho cinque anni e non me ne sono mai staccato. Facile capire la profonda amarezza che mi pervade: prima da un punto di vista professionale, e poi da tifoso convinto di questa squadra».

Una mazzata tremenda la retrocessione in A2, con tutto quel carico di rimpianti, di “se”, “ma” e “forse” che – quando si abbandona una categoria per 2 soli punti – inevitabilmente compaiono nelle analisi a mente fredda: «Ci sono situazioni che non siamo mai riusciti a superare completamente. Penso all’infortunio di Smith, al suo Covid. E penso alle partite senza Gaines: concedere un giocatore da 20 punti di media non è facile per nessuno. Ma nello sport è così: ci sono stagioni che iniziano male e finiscono peggio, senza che si riesca, nonostante gli sforzi, a riportarle sulla retta via».

Si è parlato tanto del Covid a Cantù, specialmente di quella seconda ondata che ha messo ko sia Bucchi, sia Gandini. A un certo punto, Visciglia si è trovato a guidare la squadra. Tre settimane in cui Bucchi ha avuto la percezione – assente sul campo, ma presente in collegamento - che la squadra perdesse giorno dopo giorno ritmo e condizione. Bucchi non ha dato colpe specifiche a Visciglia, che era fisicamente in palestra per gli allenamenti, ma qualcosa non è andato per il verso giusto: «Ha ragione il coach, purtroppo l’atteggiamento di molti giocatori è stato come quello dei bambini a scuola quando manca la maestra e arriva la supplente. Si sta attenti, ma non troppo… Mi metto dalla parte dei giocatori: dopo un cambio di allenatore e dopo tutti i problemi che abbiamo avuto, vedere me può averli indotti a “mollare” un po’ dal punto di vista mentale».

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