Wilson innamorato pazzo di Cantù
«C’è gente che ha fame di vincere»

Primi giorni per l’ala american-portoghese: «Le sensazioni sono più che positive»

Se qualcuno non ci ha già pensato (ma non deve essere stato facile incastrarlo nei tanti appuntamenti della preparazione), a Jeremiah Wilson bisognerebbe far fare al più presto il giro della città dei mille canestri. Per uno come lui, che di campetti ne deve aver battuti a iosa a Chicago in gioventù, potrebbe essere un motivo in più per dare credito alla scelta fatta, ovvero di arrivare in Brianza.

«Sono qui a Cantù da poco, ma posso già dire di trovarmi bene - le sue prime impressioni -, le mie sensazioni dopo questi primi giorni sono più che positive. Per il momento mi sto concentrando solo sui miei compagni di squadra e sullo staff tecnico, voglio imparare a conoscerli. Dopodiché penserò alle partite e agli obiettivi, anche perché non vedo l’ora di crescere insieme a questa squadra».

Il trentunenne statunitense con passaporto portoghese (e si è aggregato solo a Chiavenna proprio perché impegnato con la Nazionale europea) non ha dubbi. Lui che è cresciuto con il mito di Michael Jordan e che è tifosissimo dei Bulls, ha già dimostrato di aver gradito l’accoglienza dei tifosi biancoblù. Un concetto che rafforza anche a parole. «Le persone qui in città - conferma l’ala grande - sono davvero super, si vede che sono grandi sostenitori della squadra».

Lui è sempre impazzito per un tipo come Derrick Rose, il giocatore che forse più lo ha emozionato. Emozionato tanto da fargli dire che se non avesse avuto tutti quegli infortuni gravi avrebbe potuto riportare i Chicago Bulls in alto, vincendo probabilmente più volte il titolo - e non solo nel 2011 - di Mvp della Nba.

Adesso Wilson - nel suo piccolo - impazzisce per questa città. E per i nuovi compagni di squadra. « La vittoria alla prima con la Virtus Bologna - dice -? Penso che sia un ottimo passo per la nostra squadra, vincere la prima partita di preseason è sempre molto importante, specialmente per un gruppo giovane come il nostro. La cosa che mi piace di più della squadra è sicuramente l’energia. L’energia e l’impegno che ci mettiamo in allenamento. Questi ragazzi hanno fame di vincere, ve lo posso assicurare, e io adoro giocare in squadre così, determinate al massimo».

Lui che a Chiavenna è stato 40 minuti in panchina (era arrivato in ritiro giuste poche ore prima), ma che non ha mai fatto mancare il proprio appoggio al team. In piedi con l’asciugamano, s’è spesso sbracciato e nei time out ha sempre avuto una parola buona per tutti. Da vero leader, quello che potrebbe diventare anche nella nuova avventura.

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