Clima/ Obama ha le mani legate: Copenaghen verso il fallimento

Clima/ Obama ha le mani legate: Copenaghen verso il fallimento Sul fallimento pesa l'assenza di un accordo negli Usa

New York, 17 nov. (Apcom) - Che il fallimento fosse nell'aria lo sapevano tutti, ma in pochi immaginavano che la rinuncia a un accordo sul clima fosse ufficializzata già durante il viaggio di Barack Obama in Cina. Ancora prima di arrivare a Pechino il presidente americano ha concordato con i leader cinesi di rimandare di qualche mese la stesura di un trattato vincolante a Copenaghen, confermando di avere le mani legate sul clima su cui l'ultima parola spetta al Congresso di Washington.La doccia fredda è dovuta in parte anche alla posizione cinese che da mesi chiede un impegno maggiore (e di fatto irrealistico nei numeri) alle potenze occidentali, che hanno inquinato pressoché indiscriminatamente negli ultimi decenni. Se però a Copenaghen non vedrà la luce il successore del trattato di Kyoto, dicono alcuni funzionari del Palazzo di Vetro, la responsabilità è per lo più americana. Obama sa di non potersi vincolare ai numeri chiesti dalla comunità internazionale, nonostante la sua volontà di riallineare gli Usa alla strategia ambientale adottata a Kyoto.Il premier danese Lars Lokke Rasmussen è volato di notte verso Singapore per strappare almeno un accordo in due fasi che fissi un punto di partenza a Copenaghen e che arrivi a un accordo tra 12 mesi, alla conferenza di Città del Messico. Una mossa che darebbe a Obama, che ha infatti dato il suo immediato sostegno, il tempo per far approvare al Congresso la legge sul taglio delle emissioni inquinanti, i cui tempi si fanno sempre più lunghi a Washington.La Casa Bianca voleva la riforma adottata entro dicembre ma, stando alla trattativa attuale, è già tanto se i senatori cominceranno a discuterne a gennaio. E' possibile intanto che Stati Uniti e Cina annuncino una maggiore cooperazione sulle nuove fonti energetiche, il cosiddetto "carbone pulito", per compensare il passo indietro.(segue)

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