Processo breve/ Csm lo stronca, Alfano vede i procuratori

Processo breve/ Csm lo stronca, Alfano vede i procuratori Ma sulle sedi disagiate il ministro non cambierà la norma

Roma, 24 nov. (Apcom) - Le "ragioni che uniscono il Parlamento e la magistratura sono più di quelle che li dividono", dice il ministro della Gustizia Angelino Alfano, ma il ddl sul processo breve non è di sicuro una di queste, visto che anche il Csm, oggi, ha stroncato la norma, fissando da un minimo del 20 a un massimo del 40% i processi penali che andrebbero in prescrizione se la norma venisse varata. Il vero "disastro", è la denuncia di palazzo dei Marescialli, riguarda però il processo civile, con una forchetta che va dal 20 al 50%, investendo anche 'tribunali gioiello' come quelli di Torino, che oggi è 'in pari' con i lavori, e Milano, che non solo è in pari, ma che sta "dal 2007 aggredendo l'arretrato, con tempi di gestione di un processo inferiori ai 9 mesi".Tutti dati che sono affluiti a palazzo dei Marescialli oggi, quando la VI commissione, guidata da Ezia Maccora, ha 'sentito i capi degli uffici di Torino, Milano, Venezia, Bologna, Roma, Napoli, Bari, Reggio Calabria e Palermo. In buona sostanza, la risultanza degli incroci di dati, "ancora parziali e che necessiteranno numerose elaborazioni" scatta una fotografia allarmante del sottore, allarme ripreso anche dai 230 capi degli uffici requirenti riuniti oggi a Roma per discutere dell'applicazione della circolare del Csm sulla riforma Mastella.Anche a loro non è proprio piaciuta questa nuova proposta del governo, e non l'hanno nascosto, pur ascoltando con approvazione Alfano promettere "più risorse in finanziaria"per la giustizia e la disponibilità a "lavorare fin da domani mattina ad aprire un tavolo tecnico con Csm e Anm per mettere tutti in condizione di lavorare al meglio". C'è però il nodo delle sedi disagiate, a corto di pm e a rischio di chiusura: i magistrati vorrebbero che i giovani che entrano nella professione potessero entrare come prima nomina in quelle sedi, ma il ministro ha opposto un secco no: "quella norma non l'abbiamo fatta noi, ma la condividiamo e chiedermi di abolirla è l'unico modo per non uscire da questa situazione".

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