Iraq/ Martedì di sangue a Baghdad, almeno 127 morti in 5 attacchi

Iraq/ Martedì di sangue a Baghdad, almeno 127 morti in 5 attacchi Presi di mira ministeri, ma il bersaglio sono prossime elezioni

Baghdad, 8 dic. (Apcom) - Martedì di sangue nel centro di Baghdad, scossa da cinque attentati con autobomba che hanno provocato almeno 127 morti e 450 feriti. Cinque potenti deflagrazioni, avvenute a pochi minuti di distanza l'una dall'altra, hanno colpito sede di ministeri, tribunali e istituzioni in varie zone di Baghdad.Nel quartiere di Dora, all'ingresso sud di Baghdad, un kamikaze ha fatto esplodere la sua auto imbottita di esplosivi contro una pattuglia della polizia davanti all'Istituto di tecnologia: sono morte quindici persone - tre poliziotti e dodici studenti - mentre ventitrè studenti sono rimasti feriti. Gli altri 4 attentati hanno colpito il ministero della Giustizia nel quartiere occidentale di Mansour (ovest), il ministero del Lavoro di Palestine street, la sede del ministero degli Interni ad al Nahda e il mercato Rassafi a Shorja.Gli attentati dinamitardi colpiscono la capitale irachena dopo l'approvazione, domenica scorsa, da parte dell'Assemblea nazionale della legge elettorale che spiana la strada allo svolgimento delle seconde elezioni politiche dalla caduta del regime di Saddam Hussein nel 2003. Il modus operandi somiglia a quello degli attentati del 19 agosto e del 25 ottobre a Baghdad, che provocarono almeno 250 morti. Questi attentati furono attribuiti ad al Qaida.Malgrado le violenze in Iraq siano nettamente in calo, i ribelli riescono ancora ad organizzare attacchi particolarmente cruenti nel Paese. Il mese di novembre era stato così il mese meno "pesante" a livello di perdite dall'intervento armato sotto comando statunitense del 2003. Ma l'esercito degli Stati Uniti e il primo ministro iracheno Nouri al-Maliki avevano previsto una escalation degli attacchi con l'avvicinarsi delle elezioni, a inizio 2010. Il comandante delle truppe statunitensi in Iraq, Ray Odierno, aveva previsto una ripresa degli attacchi prima del voto e sottolineato che avrebbe potuto chiedere a Washington di posticipare il ritiro progressivo delle truppe se la situazione lo avesse richiesto.

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