Capodogli spiaggiati a Vieste: tre ormai sono agonizzanti

Capodogli spiaggiati a Vieste: tre ormai sono agonizzanti Solo due sono riusciti a riprendere il largo

Roma, 11 dic. (Apcom) - Solo due delle nove balene spiaggiatesi ieri sera alla Foce di Capo Iale-Laguna di Varano in provincia di Vieste, sull'Adriatico pugliese, sono riuscite a riprendere il largo, ben poco si è potuto fare per gli altri capodogli: 4 sono già morti e tre agonizzanti in acque basse. Gli animali misurano tra i 10 e i 12 metri: si tratta di un evento straordinario, non solo per l`Italia, ma unico probabilmente nel Mediterraneo.Nonostante le cause siano tutte da chiarire, e bisognerà aspettare i risultati delle analisi sui campioni e dell`autopsia, "si tratta di un disastro ambientale - spiega Greenpeace - considerato il numero e le caratteristiche biologiche di tali animali. Il capodoglio è infatti il più grande odontoceto conosciuto, caratterizzato da un basso tasso di natalità e una lenta maturazione, si tratta quindi di una grave perdita per la biodiversità marina". Il ministero dell'Ambiente sembra aver mobilitato l`Ispra, e sul posto sono accorsi ricercatori dell'Università di Padova, che lavorano al Progetto della Banca tessuti dei mammiferi marini, così come dell`Università di Pavia, e di Siena, incaricata di prelevare campioni tossicologici.La raccolta dei campioni è sicuramente fondamentale - spiega Giorgia Monti, responsabile campagna Mare per Greenpeace - per lo studio delle cause, ma fa rabbia vedere che non vi siano meccanismi di pronto intervento finalizzati al recupero degli animali, e anzi che spesso vi sia confusione rispetto alle competenze e alle responsabilità in caso di spiaggiamenti di cetacei. Ancora di più però fa rabbia che si parli di questi animali solo in queste situazioni estreme, mentre nulla viene fatto per proteggerli e per tutelare l`ambiente marino in cui vivono. Bisognerebbe chiedersi cosa - dice - si è fatto fino ad ora per tutelare la popolazione di cetacei nell`Adriatico, e nel resto delle acque italiane. La vera minaccia per questi animali è il crescente degrado dei nostri mari causato dall`impatto delle attività umane, dall`aumento del traffico navale alla pesca, all`inquinamento. I cetacei sono tra gli animali più sensibili al degrado ambientale, a cui si aggiunge l`impatto dei cambiamenti climatici; solo creando una rete di riserve marine che tutelino l`ecosistema marino in cui vivono è possibile salvaguardare tali popolazioni", conclude Monti.

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