Berlusconi ai suoi: Casini?Io governo, loro hanno paura del voto

Berlusconi ai suoi: Casini?Io governo, loro hanno paura del voto Domani a Milano il bis di Bonn su giudici e Consulta

Roma, 12 dic. (Apcom) - Paura del voto, autentico terrore per l'esito delle urne. Silvio Berlusconi non è a Roma, ma nelle ultime ore il premier ha bollato così, con i suoi uomini più fidati, le sortite di chi pensa che tutto vada fatto per evitare il responso del popolo. Sia chiaro, il Cavaliere l'ha ribadito anche negli ultimi giorni, il governo va avanti e anzi si deve aprire la stagione delle riforme. Ma quando Pier Ferdinando Casini pensa a una 'santa alleanza' contro di lui, lo fa solo perché mosso da paura del giudizio degli italiani.Anche Gianfranco Fini ha deciso ufficialmente di non commentare la suggestione lanciata dal leader centrista. Da Stoccolma si è limitato a ricordare che "quando si rappresenta l'Italia all'estero credo sia giusto astenersi da qualsiasi commento su questioni di politica italiana". Una stoccata forse diretta anche a Berlusconi e al suo sfogo di Bonn. Ma certamente non un segnale di entusiasmo verso le parole di Casini, che aveva anche promesso "sorprese" ai cronisti che gli chiedevano se magari anche lo stesso Fini potesse far parte del 'fronte'. Tra gli uomini vicini al presidente della Camera circola infatti una battuta: "Le sorprese si trovano nell'uovo di Pasqua, non a Natale...".Domani Berlusconi è atteso a Milano, molto inchiostro è stato speso sulla possibilità di un predellino-bis. Chi conosce bene il presidente del Consiglio assicura che, anche se di fronte a una platea diversa, Berlusconi ripeterà gli stessi concetti espressi davanti ai Popolari europei di Bonn. Il governo governa, farà le riforme di cui il Paese ha bisogno, a partire da quella della Giustizia. "Poi certo, per vedere quello che dirà conterà anche il suo umore, la gente, il clima..." ragiona un dirigente da tempo in stretti rapporti con il premier.La giustizia, comunque, resta il suo pensiero ricorrente. Su quel fronte non farà retromarcia, tanto meno davanti ai suoi militanti, né la farà sulla Consulta, la sua composizione, frutto anche delle scelte dei Presidenti della Repubblica. Anche perché, l'ha detto in più occasioni Berlusconi e lo ripete, la provenienza degli ultimi tre inquilini del Colle è nota e non è certo una cosa di cui vergognarsi.Per l'Udc, invece, vale il solito argomento già utilizzato in passato nei momenti di maggiore frizione con l'ex alleato. Berlusconi pensa che una cosa sia la classe dirigente, altro gli elettori del partito di Casini, "che sono e resteranno di centrodestra". E la ricetta proposta dall'ex Presidente della Camera, il fronte comune, sarebbe la riproposizione sotto altre forme di "quell'ammucchiata" che gli italiani "hanno già avuto modo di vedere all'opera con Prodi".

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