Omicidio Poggi/ Difesa Stasi attacca lavoro Pm: da avere "paura"

Omicidio Poggi/ Difesa Stasi attacca lavoro Pm: da avere "paura" In evidenza contraddizioni su ora morte, a giorni la sentenza

Vigevano (Pavia), 13 dic. (Apcom) - C'è da avere "paura" di una pubblica accusa che vuole condannare un ventiseienne a 30 anni di reclusione per omicidio dopo aver cambiato idea su un punto fondamentale come l'ora della morte. Sono toni molto duri quelli usati ieri in aula dalla difesa di Alberto Stasi per evidenziare le contraddizioni della Procura sui tempi dell'uccisione di Chiara Poggi del 13 agosto 2007 a Garlasco: colpita a morte "tra le 10.30 e le 12 con maggiore centratura tra le 11 e le 11.30" scrissero inizialmente i consulenti medico-legali dei pm. Dopo che la perizia informatica ha stabilito che Stasi ha lavorato al computer dalle 9.36 alle 12.20 la Procura ha però allargata la finestra temporale tra le 9.30 e le 14.30 piegando la strategia accusatoria alle necessità. "Avrei paura di questa accusa" è la frase pronunciata da Angelo Giarda, penalista di lungo corso e professore ordinario all'università Cattolica."Le uniche certezze - ha aggiunto il difensore - sono che Chiara fino alle 9 era viva e che Alberto fino alle 13 era a casa". Un riferimento ai risultati della perizia informatica che ha in gran parte confermato l'alibi di Stasi sulla base dei tabulati telefonici e dei files temporanei scovati sul suo pc. Un modo per sottolineare che le tesi accusatorie, a suo parere, sono troppo piene di "è possibile" e "è probabile" per costituire un quadro di "indizi concordanti, precisi e gravi".Ieri per i genitori di Chiara, seduti come sempre in aula a pochi metri dall'unico imputato, è stata una giornata dura. A oltre due anni di distanza dalla morte della ragazza hanno ascoltato in silenzio il tentativo dei legali di Stasi di smontare punto per punto il lavoro degli inquirenti: l'ora della morte "ballerina", le certezze della perizia informatica a favore dell'imputato e la debolezza del movente. Quella della lite tra i due fidanzati causata dalla visione di immagini proibite, hanno detto Giuseppe e Giulio Colli, gli altri difensori, è solo uno dei tanti "teoremi e supposizioni" della Procura che a loro parere ha cercato prima il colpevole e dopo le prove.A difendere i pm ci ha pensato alla fine dell'udienza Gianluigi Tizzoni, legale di parte civile per la famiglia Poggi: a fare paura, ha replicato a Giarda, non è l'accusa, ma "gli assassini in libertà" come considerano Stasi. Lunedì lo stesso Tizzoni e i pm decideranno se replicare alla difesa nell'udienza già fissata per il giorno successivo. Se non lo faranno il giudice, Stefano Vitelli, potrebbe in teoria entrare subito in camera di consiglio, ma è molto più probabile che lo faccia, come previsto, giovedì 17 dopo le eventuali controrepliche della difesa.

© RIPRODUZIONE RISERVATA