Copenaghen/ In corso riunioni per salvare intesa in extremis

Copenaghen/ In corso riunioni per salvare intesa in extremis Oggi nuova sessione plenaria, orario non ancora indicato

Copenaghen, 18 dic. (Apcom) - La sessione plenaria informale della Conferenza Onu di Copenaghen sul clima è stata chiusa dalla presidenza danese, dopo una lunga serie di interventi di capi di Stato e di governo, compreso quello del presidente Usa Obama, che però non hanno aggiunto nulla a quanto già si sapeva e non hanno offerto nulla di più, salvo i loro appelli verbali a cogliere l'occasione storica e non far fallire il vertice. Insomma, molti, a cominciare da Obama, hanno ripetuto che non è più l'ora delle parole e che è il momento di passare ai fatti, ma nessuno è poi davvero andato al di laà delle parole.L'ultima e conclusiva sessione plenaria formale, riprenderà nel pomeriggio, ma la presidente di seduta, il ministro danese (e fututo commissario Ue al Clima) Connie Hedegaard non ha precisato l'orario, che verrà comunicato più tardi sui monitor del Bella Center. Questo perché, in realtà, non si sa quando finirà l'estremo tentativo di salvare il vertice sul clima, condotto in una nuova riunione informale ristretta dei protagonisti principali del negoziato: la terza dopo quella della notte scorsa e quella di stamattina. La nuova riunione è cominciata intorno alle 15.Dal gruppo informale ristretto stamattina era uscita una bozza di documento di tre pagine, intitolato pudicamente 'Outline' ('Linee generali') ed elaborata dagli sherpa delle delegazioni, che però non specifica le cifre dei tagli alle emissioni complessivi dei paesi industrializzati, limitandosi a indicare con una 'X' l'obiettivo da conseguire nel 2020 rispetto al 1990 (secondo il metodo dell'Ue) e con una 'Y' quello riferito al 2005 (secondo i temrini usati negli Usa).Il documento, che darebbe una sorta di 'direzione politica' al negoziato, nelle intenzioni dovrebbe essere approvato dal gruppo ristretto (magari dopo aver subito modifiche anche profonde), per essere poi proposto alla plenaria per l'approvazione. Ma restano sempre tre nodi da sciogliere: la quantificazione degli obiettivi di riduzione delle emissioni dei paesi svilupati (che sono ancora insufficienti) e almeno un impegno per contenere le emissioni dei paesi in via di sviluppo; le cifre esatte degli impegni finanziari dei paesi ricchi nei confronti dei paesi in via di sviluppo; e soprattutto il problema della cosiddetta 'trasparenza', ovvero la definizione dei meccanismi di controllo, monitoraggio e verifica internazionali sia del modo in cui saranno usati i finanziamenti che dell'effettivo conseguimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni.Il problema della trasparenza si sta rivelando come quello più duro da risolvere, e sta bloccando tutti gli altri. Per gli americani è assolutamente irrinunciabile che tutto il sistema che sarà messo in piedi dai nuovi trattato inernazionali sul clima sia basato su dati verificabili, comparabili e sottoposti al controllo internazionale; altimenti, hanno detto chiaramente sia il presidente Obama che il Segretario di Stato Hillary Clinton, Washington non aprirà i cordoni della borsa. I cinesi, invece, considerano qualunque controllo internazionale come una violazione della loro sovranità nazionale. E solo un accordo fra i leader dei due maggiori paesi responsabili delle emissioni globali potrà sbloccare la Conferenza Onu e spianare la strada verso un accordo a Copenaghen.

© RIPRODUZIONE RISERVATA