COPIA DI Obama/ Vuol stare lontano dai lobbisti, costretto a compromessi

Obama/ Vuol stare lontano dai lobbisti, costretto a compromessi No ai loro contributi nella fase di transizione ma...

New York, 12 nov. (Apcom) - Non è facile mantenere le promessefatte in campagna elettorale, neppure per Barack Obama, il futuropresidente degli Stati Uniti, che vorrebbe inaugurare una nuovastagione di trasparenza e stare alla larga dai poteri forti. Laconferma è arrivata a una settimana dal trionfo elettorale a duemesi dalla cerimonia di giuramento: Obama, anche se ci staprovando, non può fare a meno dei lobbisti.Aveva giurato che nella sua Casa Bianca non avrebbero messopiede. Ma in questa delicata fase di passaggio delle consegneObama ha più che mai bisogno di aiuto, e non è facile scovareconsulenti politici che non siano anche iscritti all'albo deilobbisti, oltre quarantamila addetti ai lavori. E poi ci sono igruppi di pressione, che fanno il possibile per condizionare laformazione della squadra di governo, tirando la giacca del futuropresidente.La politica e il privato sono legati a doppio filo ed è unaconsuetudine a Washington che funzionari di governo venganoriciclati nel ruolo di lobbisti, per convincere senatori edeputati ad intervenire su questo o quel settore e guidando laloro mano nella stesura di disegni di legge; hanno del resto ildiritto di farlo. I lobbisti, ex politici, ex funzionari, exrappresentanti di categoria, fanno inoltre a gara per esserericevuti da presidenti e ministri. Sono uno degli ingranaggidella complessa macchina politica della capitale e nonscompariranno certo perché lo chiede Obama.Ieri John Podesta, il responsabile del team di Obama fino algiuramento del 20 gennaio, ha provato a mettere qualche paletto:il periodo di transizione, che costerà circa 12 milioni didollari, sarà finanziato per metà con denaro pubblico e per metàcon fondi privati, ma i contributi dei lobbisti sono comunque offlimits. Ma i lobbisti non sono del tutto fuori gioco: potrannolavorare per Obama a patto che non abbiamo svolto attività dilobby negli ultimi 12 mesi e comunque dovranno occuparsi di causediverse da quelle che hanno perorato per i loro clienti. Chi hafatto lobby su questioni legate alla tutela dell'ambiente,poniamo, potrà occuparsi di scuola o sanità, ma non dicambiamenti climatici.Inevitabile che i critici di Obama cogliessero lo spunto perattaccarlo: non è ancora diventato presidente ed ecco che giàcomincia a tradire la fiducia degli elettori. Il partitorepubblicano ha diffuso un durissimo comunicato stampa checonfronta le parole di Obama e la marcia indietro. Altri, comeCraig Holman, un 'lobbista' al servizio di un osservatorio controlo strapotere delle lobby, provano a difendere il futuropresidente. "Sta facendo sforzi concreti per scacciare possibiliombre di corruzione".Il Wall Street Journal prova a spiegare il contrario, dandorilievo alle pressioni dei gruppi di americani di originiispaniche, una fascia di elettori che si sono schierati in massaa sostegno di Obama nelle presidenziali e che ora vorrebbero unpremio. Ad esempio la nomina del 'messicano' Bill Richardson, ilgovernatore del New Mexico, come segretario di Stato del governoObama. Richardson sarebbe nella lista ristretta per l'incarico,ma è in concorrenza con John Kerry, il senatore democratico delMassachusetts.

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