Governo/ Fini: Elezioni a marzo, Bossi staccherà la spina

Governo/ Fini: Elezioni a marzo, Bossi staccherà la spina Si voterà con il Porcellum, sicuro noi con il Terzo Polo

Roma, 15 ott. (TMNews) - Silvio Berlusconi "proverà a vivacchiare più o meno fino a Natale, farà di tutto per ottenere l'approvazione di nuove leggi ad personam, indispensabili per trasformare quelli che lo riguardano in processi 'pret a porter', tagliati su misura per garantirgli l'impunità con la prescrizione breve o altri espedienti. Poi andrà alle elezioni. Presto, molto prima di quanto ci si possa aspettare, sarà Bossi a staccare la spina. Andremo alle urne a marzo 2012". E' la previsione del presidente della Camera e leader di Fli, Gianfranco Fini, in una intervista alla Stampa."Si voterà con l'attuale legge - è convinta la terza carica dello Stato - per rinviare il referendum. Non solo io, tutti hanno capito che andrà così e cominciano a prepararsi a questa scadenza". E se si andrà a votare con l'attuale legge Porcellum, Fini si dice "sicuro" che gli schieramenti in campo "saranno tre. La novità sarà il Terzo polo, che ha grandi potenzialità e potrà intercettare tutto lo scontento che viene dagli elettori di centrodestra e anche parte di quello del centrosinistra. Per questo, dobbiamo arrivare al voto con un maggiore amalgama, una spinta unitaria, un'unica identità programmatica. Non abbiamo molto tempo, ma possiamo riuscirci". Per il presidente della Camera poi "è molto probabile" che per il Pdl il candidato premier sarà ancora una volta Silvio Berlusconi: "Se non lo chiede lui, sarà il suo partito a chiederglielo. Non vedo vere alternative nel Pdl".Quanto all'ipotesi, caldeggiata da parte dell'opposizione, di un governo di larghe intese, Fini osserva: "Era un'ipotesi ragionevole, l'unica che poteva permettere di affrontare seriamente i gravi problemi imposti dalla crisi economica e tentare di varare le riforme più urgenti, è franata di fronte all'ostinazione di Berlusconi di non accettare di fare un passo indietro e guardare solo al suo interesse personale. Nessuno ha mai pensato a un ribaltone. Anzi, il punto di partenza di qualsiasi ipotesi era che sarebbe stata praticabile solo col consenso del Pdl e costruita attorno alla maggioranza che ha vinto le elezioni".E dall'interno del Pdl aveva offerto appoggio a una prospettiva del genere "apertamente Pisanu, e con più timidezza lo stesso Scajola, che si sono battuti fino alla fine per convincere il premier a pilotare lui stesso questo passaggio. E riservatamente, mentre la trattativa era in corso, sono stati in molti a farsi vivi, spingendo nella stessa direzione. Parlo di personaggi di prima fila del Pdl, ministri, dirigenti del cerchio più vicino al presidente del Consiglio. Quando il governo è stato battuto sul rendiconto, pensavo che l'occasione di un chiarimento fosse arrivata. E non perché ci fosse un obbligo giuridico, che non c'è, alle dimissioni. Ma un atto di sensibilità, un gesto politico, nel rispetto della chiarezza e di una prassi consolidata, questo c'era da attenderselo. Tra l'altro, se si fosse dimesso, Berlusconi, com'è accaduto in passato anche a governi diversi dal suo, sarebbe stato probabilmente rinviato alla Camera per verificare se avesse ancora la fiducia". Invece "pervicacemente, non ha voluto dimettersi. Ed è venuto in aula a dare dello sfascista a chiunque si proponga di dare al nostro Paese un esecutivo più adeguato alle necessità del momento". Fini confessa che mentre lo ascoltava si è "reso conto che il governo, in un modo o nell'altro, avrebbe avuto la fiducia e che l'ipotesi di un altro governo usciva almeno per ora dall'orizzonte di questa legislatura".

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