Tutti contro l'uscita di Flammini
''Ma Monza va valorizzata''

Monza - Impensabile che quelle dichiarazioni passassero inosservate. Nessun colpo di scena quindi se, dopo le uscite di Maurizio Flammini, Monza non insorgesse nuovamente. «Il Gran premio di Roma è certo al cento per cento», ha spiegato ieri l'imprenditore romano proprio dal paddock monzese. Il coro di repliche non ha tardato a venire, ieri sera nel convegno organizzato dagli Amici dell'autodromo in piazza Trento e Trieste.
«Il fatto che venga qui, a casa nostra, tronfio di sé, è stata una grande provocazione», ha esordito Luigi Losa, direttore de il Cittadino e moderatore della serata. «Ora che facciamo?».

Il primo a rispondergli è stato il senatore leghista Cesarino Monti: «Io non ho paura di Roma. Non ho ancora visto il contratto che la Sias ha stipulato con Ecclestone, figuriamoci se credo a Flammini quando dice di avere un accordo per il Gran premio. L'autodromo è in piedi dal 1922, perché deve avere paura della capitale? Il problema è nato con la convenzione di diciannove anni alla Sias, concessa per poter spalmare i debiti e risanare i conti. Di fatto, in quel modo, si è però impedito lo sviluppo dell'autodromo. Non è un caso se i biglietti per il Gp sono il 30 per cento in meno di qualche anno fa. Serve finanza fresca per entrare in autodromo».

Le parole di Flammini sono stigmatizzate anche dal presidente della Provincia, Dario Allevi. Che, come già fatto nell'ultima settimana, attinge a piene mani nel vocabolario più diretto. «Quella di Flammini, che dall'autodromo rilancia su Roma, è un'arroganza fuori dal comune. Sarebbe dovuto entrare in punta di piedi, invece si è comportato da cafone e maleducato, per questo andrebbe emarginato». Nella conferenza, trasmessa in streaming dal sito internet www.ilcittadinomb.it, il sindaco Marco Mariani spiega: «Per ora, da un punto di vista di peso politico, con Roma non possiamo competere. Monza soccomberebbe. Ecco perché siamo in attesa di pronunciamenti politici a livello alto».

È così anche per l'assessore allo sport del Comune monzese, Andrea Arbizzoni: «Tra Comune, Provincia e Regione siamo tutti allineati. Ora anche esponenti del mio partito, proprio ad alti livelli, dovranno prendere posizione». Andrea Monti, che è assessore in Provincia proprio per Sport e Turismo, rilanciando il modulo di iscrizione al comitato Uniti per l'autodromo (sul sito della Provincia), gioca anche con l'ironia: «L'autodromo di Monza esiste dal '22, Ecclestone è del '30. Per l'impianto può essere un vanto, per la natura umana gli ottanta anni sono un limite».

Sul palco anche Enrico Radaelli, presidente degli Amici dell'autodromo, e Cristina Lattanzi, in rappresentanza dei comitati di opposizione al progetto del Gp all'Eur. Accanto a loro anche una rappresentanza di RaiSport. «È vero o no che dietro al progetto del Gran premio di Roma c'è un'operazione immobiliare da 500 milioni di euro?», domanda il vicedirettore Maurizio Losa. «Chi sosterrà gli investimenti di grande portata per il tracciato? Sarebbe grave, soprattutto in questo momento, che venissero utilizzati fondi pubblici, dal Comune di Roma come dalla Regione. Sarebbe più opportuno utilizzare lo stesso denaro per il recupero delle periferie. Oggi due Gp non potrebbero fare altro che scipparsi gli sponsor tra loro. La complementarietà diventerebbe presto alternativa. Poi va detto che Monza dovrebbe sfruttare meglio il proprio impianto. A livello di immagine, il confronto con gli altri circuiti esteri è spesso difficile. Occorrerebbe davvero che l'autodromo venisse valorizzato e vivesse 365 giorni l'anno».


Come lui anche Ivan Capelli, commentatore tv ed ex volante del Cavallino negli anni Novanta. «In tutto il mondo ci si ricorda solo di quattro circuiti: Montecarlo, Silverstone, Indianapolis e Monza. E il tracciato brianzolo è l'unico in cui si raggiungono certe velocità in sicurezza. Monza ora però ha la necessità di camminare con le proprie gambe. Perché è innegabile che gli altri circuiti riescono a creare aspettative diverse. Servono idee, cose nuove, per diventare qualcosa di più grande».
Capelli conclude: «Come a Monaco, occorrono due mesi per montare e due per smontare tribune e strutture per il Gp. Non credo che a Roma un discorso di questo tipo sia fattibile. In più la pista, da regolamento deve essere almeno di dodici metri». «Cosa che non succede nel tracciato di Roma», gli fa eco la Lattanzi. «Nella curva a gomito di viale Del Turismo, il nastro d'asfalto è di soli sette metri. E Flammini promette di non abbattere nemmeno un albero...».
st.ar.

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