Anche la destra prova a svegliare il sindaco
«Nomine, ora basta: cambiare le regole»

Gli alleati si smarcano da Landriscina - Fratelli d’Italia: «I condannati non possono essere scelti» - Brenna e Lega: «Va pensata un’autocertificazione»

Sulle nomine di rappresentanti del Comune condannati o con guai con la giustizia, la maggioranza prova a suonare la sveglia al sindaco. Dopo che il nostro quotidiano ha dato conto di ben tre casi di amministratori o componenti del collegio sindacale nominati da Mario Landriscina in quattro enti partecipati, a dispetto di condanne o processi a loro carico, gli alleati del primo cittadino dicono concordi: è ora di cambiare.

Lo dice Franco Brenna, fedelissimo del sindaco e capogruppo della lista civica che sostiene Landriscina: «Non ho ancora ricevuto indicazioni dalla giunta e dalla maggioranza - dice- ma la mia personale opinione è che serva una comunicazione formale» circa l’esistenza di eventuali condanne o carichi pendenti dei candidati. «Una sorta di presentazione, senza essere integralisti, come avviene presso molte altre amministrazioni pubbliche. Anche le aziende private chiedono queste informazioni, cercando professionisti dal passato non burrascoso».

Anche la Lega - che pure aveva votato contro un ordine del giorno in tal senso presentato dal gruppo di Rapinese - spinge verso una modifica delle regole, anche se non ha un piano preciso: «Non saprei, mettere nero su bianco i problemi con la giustizia delle persone da nominare nelle municipalizzate con un’autocertificazione potrebbe essere un viatico - dice il capogruppo della Lega Giampiero Ajani - Nel caso in cui si scopra successivamente che gli interessati non hanno dichiarato il vero. Però non sono entrato nel merito dell’argomento, non ho letto la mozione, non ci siamo ancora confrontati come gruppo. Perciò prima di esprimermi definitivamente preferisco riflettere».

Categorico, invece, il capogruppo di Fratelli d’Italia: «Un condannato non è nominabile punto e basta - spiega Matteo Ferretti - pretendere ogni informazione personale per ragioni di privacy non so quanto sia fattibile, ma un’autocertificazione mi pare una richiesta giusta e sensata. Con la conseguente decadenza immediata in caso di falso».

Più garantista la posizione di Forza Italia: «Nel nostro Paese ci sono tre gradi di giudizio - dice Enrico Cenetiempo, il capogruppo degli azzurri in consiglio comunale - la libertà va difesa fino all’ultima sentenza. Quanto all’autocertificazione però sì, sono d’accordo, è giusto per un semplice motivo di opportunità. Se poi uno dichiara il falso ovviamente diventa responsabile di quel che va dicendo».

Lunedì il consigliere di Scelta Civica, Vittorio Nessi, ha presentato una mozione per chiedere ai nominati un’autocertificazione per comunicare eventuali condanne e pendenze anche in corso di mandato. Una sollecitazione nata dopo il caso di Gianluigi Rossi (condannato in via definitiva per bancarotta e nominato in Csu), di Paolo Lanzara (condannato in primo grado per associazione per delinquere e nominato in Acsm-Agam) e di Vincenzo Rappa (a processo per bancarotta e nominato in Comodepur e Spt Holding.

Conti alla mano l’aula dovrebbe avere i numeri per cambiare le linee guida sulle nomine alle partecipate. Le minoranze sono compatte per il sì salvo qualche possibile eccezione. «Noi siamo ancora più fondamentalisti - dice Alessandro Rapinese - non vogliamo gente con condanne. Se verrà proposta un’autocertificazione valuteremo degli emendamenti».

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