Anziana di 85 anni, la denuncia:
«Tre giorni di attesa in Pronto soccorso»

Non c’erano posti letto disponibili nei reparti e così la signora da domenica è rimasta in corridoio - I familiari: «Impossibile anche solo sapere qualcosa»

Entrata al Pronto soccorso del Sant’Anna domenica pomeriggio, ancora ieri una signora di 85 anni non era stata ricoverata, per mancanza di posti letto. L’attesa faticosa, peraltro a digiuno, sta sfiancando anche i familiari che non riescono ad avere da fuori informazioni puntuali.

«Abbiamo portato mia madre al Pronto soccorso domenica pomeriggio – racconta il figlio, Andrea Viganò – per un problema acuto all’apparato gastrointestinale. Sia domenica che lunedì è stato molto difficile riuscire a parlare con qualcuno, per capire se era stata o meno visitata e di conseguenza ricoverata. In attesa anche di un possibile intervento chirurgico. Chiamata dopo chiamata nessuno ha più risposto. Dunque sono andato di nuovo di persona martedì ed ho trovato mia madre ancora su un lettino in mezzo al corridoio. Oltre ad avere 85 anni mia madre ha anche una salute fragile ed un problema in corso da non sottovalutare».

Ieri pomeriggio la signora non era ancora stata ricoverata, al signor Viganò i medici hanno spiegato che non c’erano letti a disposizione. Non solo, stando a quanto spiegato alla famiglia è stato impossibile trasferire la paziente all’ospedale di Cantù o al Valduce, perché anche gli altri presidi del territorio non avevano letti liberi. «Mia madre deve stare a digiuno, le danno solo la flebo – spiega – deve fare un’esame d’approfondimento delicato per le sue condizioni e preferiscono quindi non farlo in Pronto soccorso, ma soltanto in reparto in modalità protette. Solo che non la ricoverano. Per il momento dunque non sta mangiando».

Tra sabato e domenica il Valduce ha chiesto alla rete di pronto soccorso di non inviare più temporaneamente ambulanze perché tutte le stanze erano occupate. Poche ore dopo al pronto soccorso del Sant’Anna, ancora lunedì, l’attesa per un codice giallo era di oltre venti ore. Non è una novità, spesso i reparti d’emergenza di Como entrano in crisi, più volte le ambulanze vengono dirottate e più volte i nosocomi dicono di essere pieni. Succedeva ciclicamente anche prima del Covid. «Io capisco le difficoltà – commenta il figlio della signora – capisco che gli ospedalieri abbiano appena superato il Covid, capisco che i medici in pronto soccorso siano pochi e sotto organico. Ma almeno l’umanità di dare degli aggiornamenti ai parenti dopo giorni d’attesa. Giuro le ho provate tutte mille volte. Almeno una risposta al telefono, un contatto. Questo penso sia un diritto a prescindere».

In effetti i reparti d’emergenza urgenza dell’Asst Lariana hanno da anni una carenza importante di personale. Tanto che la direzione ha messo di turno in Pronto soccorso anche gli specialisti degli altri reparti, di qualsiasi reparto e di qualsiasi specialità. Segnalazioni come quella della famiglia Viganò non sono isolate, da giovedì a sabato un altro anziano ha dovuto attendere in corridoio al Pronto soccorso del Sant’Anna per un’occlusione intestinale, solo dopo lamentele sabato è stato ricoverato. Di lunghe attese e mancanza di personale al Pronto soccorso del Valduce abbiamo dato conto nei giorni scorsi da queste colonne.

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