Cantù, l’ultimo abbraccio del papà alla sua Bea: «Esempio per tutti»

La tragedia Massimiliano Zaccaro ricorda la figlia morta per le ferite riportate cadendo dallo scooter: «Donati gli organi perché così avrebbe voluto lei»

«Ora Beatrice è un angelo. La sua morte sarà da monito, un esempio che educherà un sacco di persone: anche se il suo destino è stato questo, anche se è andata così, anche se Dio l’ha chiamata a sé così presto, i giovani hanno bisogno di sapere che oggi ci siamo e domani chissà. Un abbraccio non ha mai fatto male a nessuno. I ragazzi e le ragazze devono abbracciare i loro genitori tutti giorni, come faceva Beatrice con noi».

Papà Massimiliano è lucido ma a tratti le sue frasi si spezzano per il dolore, e non potrebbe essere altrimenti, perché sa che non potrà più riabbracciare sua figlia, Beatrice Zaccaro, 17 anni, di Cantù. Morire a 17 anni. Dopo una caduta dalla moto avvenuta nella notte tra venerdì e sabato, a Seregno. Sabato pomeriggio, all’ospedale Niguarda di Milano, è stata dichiarata la morte cerebrale della ragazza. Poco dopo, è arrivato il via libera per la procedura dell’espianto degli organi. Per attuare una volontà espressa in vita proprio dalla stessa Bea, sensibile all’argomento.

È già un angelo per tutti, la ragazza. «Proteggici Bea», scrivono gli amici sui social, mentre girano tra i telefoni le immagini con i suoi scatti in cameretta, o in posa con le amiche, spesso abbracciata a loro. «Un vuoto immenso, vola in cielo piccolo angelo», un’altra scritta, sopra una foto di lei che, come una modella, guarda in un’altra direzione rispetto all’obiettivo della fotocamera.

Il suo ultimo venerdì sera Bea l’ha trascorso in compagnia con gli amici e le amiche. Un ragazzo del gruppo, 16 anni, di Desio, avrebbe preso in prestito il motorino di un amico - è in corso la ricostruzione dei carabinieri di Carate Brianza - per fare un salto con Bea al McDonald’s di Verano Brianza. Un panino insieme. Poi di nuovo in sella, per ritornare dagli amici. La caduta. Il ragazzo, illeso dopo la sbandata, è risultato negativo all’alcol test.

Una fatalità che poteva succedere a chiunque, dicono a casa. Dove Bea non potrà più riabbracciare nemmeno la mamma, Grazia Tagliabue. Una tragedia che è successa a Bea. La ragazza che studiava da estetista e che già si dava fare con diversi stage, tra questi al Parrucchificio 79 di via Giovanni da Cermenate. Il diploma alla scuola di estetica di Monza, l’Accademia Professionale Pbs, sarebbe arrivato proprio in queste settimane, all’ultimo anno. «Mi ha chiamato la direttrice per farmi le condoglianze - dice il papà - doveva fare gli esami, le prove, la tesina e tutto, e sarebbe andato tutto bene. Stanno pensando a come ricordarla».

Nel mentre, è come se se si fosse già diplomata. Facile che non mancherà un riconoscimento alla memoria di Beatrice, in un momento in cui nulla sembra lenire il dolore in cui è piombata la stessa scuola.

Bea adesso rivivrà in altre persone. A casa, come può capitare quando si è davanti alla televisione in famiglia, e si tocca l’argomento, mentre passa qualche servizio, mentre si parla di donazioni, o di incidenti del fine settimana, se n’era accennato. «Ne abbiamo parlato, si era parlato delle tragedie che possono succedere, e lei avrebbe voluto così: donare i suoi organi. I suoi reni e il suo fegato aiuteranno chi ne ha bisogno». Un altro gesto esemplare. Un altro pensiero con cui provare ad abbracciare Bea.

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