Cantù, ospedale sovraffollato
Prorogato lo stop ai ricoveri non urgenti

Anche ieri il flusso anomalo di pazienti che avevano bisogno di cure per l’influenza. Siamo al decimo giorno di blocco: «Un fenomeno così duraturo non si era mai verificato»

Niente da fare, l’influenza non passa e continua a sovraffollare il pronto soccorso dell’ospedale Sant’Antonio Abate, anche ieri al tutto esaurito. Per questo, dopo aver valutato i numeri di un’altra giornata in cui il reparto di emergenza urgenza è stato preso d’assalto, si è deciso di continuare a mantenere bloccati i ricoveri programmati, posticipando le procedure non urgenti.

Un provvedimento che giunge ormai al decimo giorno: «Questa ondata di ricoveri a causa delle complicanze legate all’influenza è del tutto inaspettata e fuori dal comune – conferma la direttrice del Sant’Antonio Abate Patrizia Figini –. In passato si è sempre avuto un aumento di accessi in questo periodo, ma un simile iperafflusso, così duraturo, è anomalo».

Ormai da un paio di settimane il reparto di emergenza urgenza dell’ospedale canturino è meta quotidiana di persone che hanno contratto l’influenza. La maggior parte sono pazienti anziani con gravi problematiche respiratorie, che quindi non possono essere curate a casa. Si valuta giorno per giorno l’afflusso, il numero di pazienti in attesa di essere ricoverati, i posti letto che possono liberarsi.

«I codici più leggeri si stanno smaltendo – prosegue – ma accedono tanti casi di maggior gravità, codici gialli. Ieri (domenica per chi legge) sembrava che la pressione si fosse un po’ allentata, invece oggi è arrivata un’ambulanza via l’altra. Per quattro letti che si sono liberati, già c’erano quattro persone in attesa di ricovero».

La direttrice del Sant’Antonio sottolinea comunque che, nonostante le inevitabili lunghe attese, tutti coloro che accedono al pronto soccorso sono inquadrati dal punto di vista diagnostico-terapeutico e assistiti dal punto vista infermieristico per tutta la loro permanenza in reparto. I codici verdi e bianchi, i meno gravi, devono però armarsi di molta pazienza, o, il consiglio, rivolgersi al medico di famiglia o alla guardia medica.

© RIPRODUZIONE RISERVATA