Delitto di Vighizzolo
Forse ripreso dalle telecamere

L’impianto era stato installato dalla famiglia della vittima per evitare i furti I carabinieri vogliono verificare se era funzionante

L’impianto di videosorveglianza. Sequestrato dai Carabinieri di Cantù. Che non escludono nulla.

Perché è possibile che, nella scatola nera delle telecamere, la memoria in cui vengono salvate le immagini, sia rimasta una traccia, un filmato del giorno dell’omicidio. Avvenuto alle 11.30 di martedì. C’è la possibilità, quindi, che le telecamere abbiano visto qualcosa. Se non il momento dell’omicidio, magari l’inizio della lite.

All’esterno, le telecamere potrebbero aver ripreso il diverbio - di questo ha riferito durante l’interrogatorio lo stesso omicida - tra Celestina Castiglia, 78 anni, la bidella in pensione dell’istituto statale d’arte “Fausto Melotti”, e il suo assassino, Massimiliano Bellugi, 40 anni, convivente della figlia della vittima, Sonia Cristofaro.

Ma, nel vicinato, si dice che le telecamere fossero anche all’interno. Sul cancello si vede un cartello di generico avviso con le scritte consumate. Solo sull’angolo dell’edificio, di telecamere se ne contano ben tre. Puntate in direzioni diverse.

L’impianto è stato installato dalla Cristofaro - la coppia vive nell’appartamento al piano di sopra, mentre sotto viveva la 78enne - per la sua attività imprenditoriale nel campo del disegno su tessuti. Con sede, in precedenza, proprio nella casa del delitto, al civico 18 di via Cartesio, a Vighizzolo. Oggi, nella zona di via Como.

Se c’è qualcosa di utile ai fini delle indagini, potrà dirlo il perito informatico della Procura di Como che opererà sul sistema. Alla ricerca degli ultimi momenti di vita di Celestina, i cui funerali si svolgeranno domani alle 15, nella chiesa parrocchiale di Vighizzolo. Intanto, i Carabinieri di Cantù, non potendo determinare se le telecamere fossero in funzione, hanno posto tutto sotto sequestro penale. Il “cervello” dell’occhio elettronico è stato disinstallato e portato via dagli uomini dell’Arma.

Se non ci sono dubbi su chi abbia ucciso Celestina, dato che Bellugi è reo confesso, si può comunque tentare un riscontro al racconto del quasi genero.

L’ultima lite

Martedì, l’ultimo diverbio. Lui che si lamenta per il rumore dei lavori in giardino dell’anziana. Lei che a sua detta l’avrebbe canzonato e preso in giro. La reazione con un coltello da cucina. Racconto che, in assenza di testimoni, e con Celestina uccisa con sette fendenti tra l’addome e il tronco, di cui uno profondo alla gola, non avrebbe, ad oggi, altre versioni possibili.

Si era detto di come Celestina sia stata uccisa nelle scale verso il seminterrato, in un martedì mattina iniziato, come al solito, per Bellugi, con la passeggiata alle 8 al vicinissimo bar di via San Giuseppe. Per comprare non la solita, singola Ceres - la birra, più forte della media, che a Montano Lucino, paese di cui è originario, sarebbe persino valsa un soprannome da bar - bensì due bottiglie.

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