Emergenza coronavirus
Bambini, il via libera
dura una giornata
«No alle passeggiate»

I sindaci del territorio contro il governo: «Provvedimento inopportuno e inconcepibile».Poi in serata il mezzo dietrofront: «Non cambia nulla»

Dura poco meno di una giornata il via libera all’ora d’aria per il pupo, cui una circolare del ministero dell’Interno concedeva quattro passi fino al parco con un solo genitore, «purché in prossimità della propria abitazione».

Il dietrofront ufficializzato ieri sera dal governo («Esiste un Dpcm che dice che non è consentito uscire di casa se non per motivata ragione e tutto resta esattamente come è», ha detto Alberto Villani, pediatra e membro del comitato tecnico scientifico chiamato a gestire l’emergenza), non è bastato a preservare l’esecutivo da una scontata valanga di critiche, soprattutto da parte degli amministratori locali lombardi.

Per dire. Dal Comune di Como s’è levata - via Facebook - la voce dell’assessore Elena Negretti: « Non ci sono parole e non c’è rispetto. Medici, infermieri, operatori sanitari, forze dell’ordine, polizia locale, vigili del fuoco e tutte quelle persone che hanno messo a rischio la propria vita per salvaguardare quella degli altri non vengono tutelati. Solo ieri è stata rivolta una preghiera a tutte le vittime del Covid-19... Evidentemente non abbiamo ancora capito!!! La circolare del Viminale pura follia...». Di provvedimento «inopportuno e inconcepibile» ha parlato il sindaco di Mariano Comense Giovanni Alberti: «Invito tutti i cittadini - ha detto - a restarsene a casa,ignorando le nuove disposizioni, perchè le priorità oggi sono altre, ossia contenere la diffusione del coronavirus, e mi permetto di ricordare che i bambini non sono immuni al contagio». Totale accordo con l’amministrazione regionale, ovviamente, da parte del sindaco di Cantù, la leghista Alice Galbiati.

«Fontana ha chiarito che in Lombardia resta in vigore l’ordinanza regionale, più restrittiva. È una posizione che mi trova completamente d’accordo. Pur comprendendo le difficoltà delle famiglie, allargare le maglie adesso sarebbe un errore. Una scelta di cautela necessaria. Riferimento, quindi, deve rimanere l’ordinanza firmata dal governatore lombardo».

Contrarissima alle passeggiate con i bambini è anche Veronica Airoldi, uno dei sindaci del Comasco che fin dall’inizio ha scelto la linea durissima chiudendo tutto, dai giardini pubblici al mercato alimentare, prima ancora che lo imponesse il governo. «Secondo me - dice il primo cittadino di Erba - è troppo presto per una simile apertura. Quello di cui siamo certi è che ci sono tanti asintomatici che, in quanto tali, contribuiscono a diffondere il virus. Non possiamo abbassare la guardia, non ora».

Ieri, nella riunione periodica con la polizia locale e la protezione civile, Airoldi ha deciso di non allentare alcuna restrizione per quanto è di sua competenza: «Le mie ordinanze restano tutte valide, dalla chiusura dei parchi a quella dei cimiteri e del mercato. Ci sarà un tempo per tornare a fare le passeggiate, ma non è questo: sono d’accordo con la linea dura decida dal presidente regionale Attilio Fontana».

«Le regole sugli spostamenti non cambiano» neppure per il sindaco di Olgiate Comasco Simone Moretti: «Come è stato chiarito ieri dal Viminale nella nota esplicativa della circolare del ministero dell’Interno del 31 marzo. Non è un “liberi tutti”. I parchi restano chiusi, non si può fare attività sportiva o ludica. Sono consentite le passeggiate con figli minori a un solo genitore, in prossimità della propria abitazione e per provate esigenze. Dobbiamo pensare che ci sono parecchie persone che hanno un pezzettino di giardino dove fare quattro passi, ma anche tante che vivono in un appartamento e dare a queste la possibilità di andare sotto casa a fare un breve giro mi sembra ragionevole. Il rischio di contagio non deriva dal fatto che il virus possa circolare nell’aria, ma da un contatto ravvicinato. Capisco lo stato di ansia in cui si vive ma, prima di allarmarsi per nulla, almeno si leggano bene decreti e circolari. Sarebbe bene che ai piani alti uscisse una voce unica e unitaria, figlia di una concertazione con le Regioni».
R. Cro.

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