«Finito in rovina per gli espropri»
Il caso di un canturino alle “Iene”

Trasferito nel 1979 a Cecina, avviò un’impresa agricola. Poi finì in causa con l’Anas

Ha ingaggiato una battaglia corpo a corpo con lo Stato nelle aule di tribunale per riuscire a ottenere giustizia, fino alla Corte Europea, e ha sempre vinto. Eppure oggi si sente stremato e sconfitto, perché non ha mai ottenuto un euro e anzi ora ha perso anche la sua casa. Una vicenda paradossale quella che ha per protagonista Franco Arnaboldi, vivaista di 78 anni di Cecina. Ma l’uomo è di origina comasca, e negli anni Settanta faceva il mobiliere a Cantù. La sua storia ha fatto il giro del Paese, e l’altra sera è stata raccontata anche alla trasmissione Le Iene, in un servizio di Alessandro De Giuseppe. Servizio che si apre con immagini drammatiche di Arnaboldi, che, sopraffatto dall’amarezza, ammette di essere arrivato a un tale punto di sconforto da aver pensato di farla finita.

. Ma poi conferma di avere ancora la forza di reagire. Una vicenda che comincia nel 1973 quando, a 32 anni, mentre ancora era mobiliere in città, compra in Toscana un’azienda agricola da 20 ettari. Nel 1979, quando la produzione di vino e olio si era ormai fatta solida, lascia il Canturino e si trasferisce a Cecina. Una mattina del 1981, però, fuori di casa trova i picchetti. L’Anas espropria parte del suo terreno di Collemezzano per costruire una superstrada, la variante Aurelia, passando proprio in mezzo ai suoi terreni. Prima di comprare, racconta, si era informato sul progetto, e il tracciato sarebbe dovuto essere a monte. Tanto che gli viene detto di opporsi, perché il piano regolatore è dalla sua parte. L’atto era illegittimo, l’esproprio fu poi condannato come illecito con l’indicazione di acquisizione usurpativa. Comincia così una lunghissima vicenda giudiziaria, da cui è uscito sempre vincitore. Nel 2007 lo Stato è stato condannato a versargli un rimborso di 700 mila euro, ma non ha mai visto un euro.

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