“Il caro angelo” di Battisti
La copertina made in Cantù

Brianzoli cinque personaggi su dieci del “long playing” del 1973. Come pure il protagonista del disco, i costumi e l’ideazione. E anche il bimbo

E’ una copertina a chilometro zero, “Il nostro caro angelo” di Lucio Battisti: cinque protagonisti su dieci, compreso il bimbo protagonista dell’immagine, sono di Cantù. Progetto e costumi sono stati realizzati in via Trento, una traversa di via Alciato. Indirizzo, quest’ultimo, comune a diversi personaggi dello scatto. Sempre per restare nel raggio ideale di un centinaio di metri, tra i figuranti c’è Angelo Terraneo, falegname di via Dalmazia. Per molti, da quel luglio del 1973 in avanti, “Il nostro caro angelo”. In realtà, Terraneo nulla c’entra con il titolo.

La dedica di Battisti ad Angelo

«La dedica, Battisti gliela fece in un autografo - racconta Claudio Caimi, chiamato a collaborare al progetto dal compianto artista, anch’egli canturino, Paolo Minoli - in un foglio che poi andò perduto». Anche il fotografo è di Cantù.

Oggi che sono passati 42 anni, in un laboratorio di via Trento, ancora si custodiscono bozzetti e scatti alternativi.

«Lo studio di Minoli fu coinvolto da Mogol per la realizzazione della copertina - racconta Caimi, 69 anni, ex docente alla scuola d’arte di via Andina di disegno dal vero, educazione visiva e progettazione - insieme lavorammo all’idea. In base alle sue indicazioni, studiai i costumi dei personaggi. Il contrasto è tra l’innocenza del bimbo e i nove adulti alle sue spalle, allegorici dei difetti dell’uomo contemporaneo».

L’album si apre a comporre un’unica immagine rettangolare. Da sinistra a destra, il primo, il borghese delle molte nazioni, è Sergio Mambretti, pasticciere di Erba.

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