Insulti ai passeggeri sul bus per Cantù
«Erano stranieri, mia figlia in lacrime»

Il padre di un’universitaria che ritornava da Como scrive ad Asf: «Perché l’autista non è intervenuto?»

Un viaggio da dimenticare, tra urla e intimidazioni. Tanto che oggi sua figlia, una ragazza di 19 anni, non se la sente più, almeno per il momento, di utilizzare i mezzi pubblici per raggiungere Como. Situazione inaccettabile, denuncia oggi il padre della giovane, che chiede risposte. L’episodio è avvenuto lunedì sera.

La diciannovenne canturina è salita a bordo dell’autobus della linea C-50, la Como - Olmeda – Cantù, per ritornare a casa dall’università, che frequenta nella sede di Sant’Abbondio. Poco prima delle 19, quindi non certo a notte fonda. «Quando sono andato in piazza Parini a prenderla – racconta il padre – era ancora molto spaventata, piangeva, per cui le ho chiesto cosa fosse successo. Mi ha spiegato che sull’autobus era salito un gruppo di persone, di nazionalità straniera, che ha cominciato a urlare, a minacciare gli altri passeggeri, a intimidirli».

Nessuna aggressione fisica, perlomeno, come risulta alla stessa Asf Autolinee. Ma la strada per Cantù, per i passeggeri, sembrava non finire mai. «Insultavano la gente – continua -. Per fortuna c’era un po’di gente, mia figlia si è seduta accanto a una signora. Poi una volta arrivati a Cantù queste persone sono scese prima di lei».

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