Ladri vegetariani: portano via chili di finocchi e cavoli dalle serre della Fondazione Minoprio

Furto La scorsa notte sono stati rubati gli ortaggi coltivati dagli studenti. L’amarezza dei docenti della scuola: «Erano il lavoro de nostri ragazzi»

Ladri di galline? No, di finocchi e cavolfiori. Furto che, detta così, muove al sorriso, ma da ridere c’è ben poco. E non solo per il danno economico, ma soprattutto per l’affronto fatto a chi, in un anno segnato dalla siccità, ha faticato non poco per far crescere quegli ortaggi depredati, ovvero studenti e docenti della Fondazione Minoprio.

Verrebbero alla mente i furti campestri, furti che, nei secoli scorsi venivano compiuti per necessità, per la propria sussistenza, legna per scaldarsi o cibo per sfamarsi, oppure come lotta contro lo sfruttamento. Ma il furto che ha colpito la Fondazione Minoprio, sottolinea l’istituto, che nel 2022 festeggia i 60 anni di attività, pur essendo compiuto in campo, quindi campestre, «ha palesemente un’impronta diversa, vista la notevole quantità di ortaggi rubati».

Laboratori a cielo aperto

Difficile pensare che chi si è portato via nella notte chili e chili di verdura l’abbia fatto per mettere qualcosa in tavola. Fondazione Minoprio, che dal 1962 si occupa di formazione, ricerca e divulgazione, si estende su una proprietà costituita da due tenute. Una inferiore costituita da parco botanico, edifici scolastici, serre e tunnel e da una superiore, dove si trovano il frutteto, gli orti e diversi ettari di bosco. Entrambe le aree costituiscono il laboratorio a cielo aperto dove gli studenti si esercitano nelle materie pratiche e i prodotti ottenuti sono il frutto del loro lavoro e del loro apprendimento. I prodotti vengono venduti allo spaccio aziendale, consumati in mensa ma anche donati ad associazioni di volontariato: l’ultimo caso, 300 chili di mele al Banco Alimentare.

Frutto che qualcuno ha pensato bene di portarsi via qualche notte fa. Negli orti della tenuta inferiore, infatti, è stata rubata un’importante quantità di lattuga, finocchi e cavolfiori. Non la prima volta che accade, si tratta di azioni che periodicamente vengono messe in atto. E purtroppo, nonostante i ladri abbiano sicuramente dovuto utilizzare dei veicoli per portarsi via la refurtiva, non ci sono testimoni che possano fornire elementi per rintracciate questi ladri - letteralmente - del cavolo.

Il problema

«Il problema non è il danno economico in sé – commenta Fondazione Minoprio - pur non irrilevante se si sommano i furti. Tuttavia, con l’estate complessa appena trascorsa, la fatica a far attecchire le colture autunnali è stata parecchia; quindi, il gesto manca di rispetto più che in altri casi a coloro che, docenti e studenti, hanno lavorato per ottenere questa produzione».

La speranza, continuano, «è che certi gesti non si ripetano più, la certezza è che queste azioni vengano riportate nella nostra attività educativa quotidiana come esempi negativi, che suscitano indignazione. Per i nostri giovani toccare con mano come certi gesti danneggino il lavoro altrui, aiuta a fortificare i loro valori».

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