Morto in moto, choc a Novedrate
«Angelo era così umile e buono»

L’amico Roberto ricorda il motociclista di 58 anni vittima di una caduta a Dongo: «Giovedì un brindisi insieme, l’ultimo. Progettavamo il ritorno alle nostre gite su due ruote»

«Ci siamo visti giovedì. Non potevo immaginare fosse l’ultima volta». È molto scosso Roberto Gatto, amico di Angelo Pisano, il novedratese morto domenica pomeriggio a causa di una rovinosa caduta in moto all’uscita della galleria di variante Breva a Dongo.

Una tragica notizia è difficile da accettare, ancor di più se riguarda, una persona con la quale hai condiviso tante ore passate insieme, a chiaccherare e a sognare. Ad aggiungere dolore al dolore, la circostanza della scomparsa, sulla moto che era una delle grandi passioni che aveva unito i due amici.

La Honda su cui viaggiava Pisano, per cause in corso di accertamento, ha sbandato ed è caduta. Purtroppo il novedratese di 58 anni (compiuti il 23 marzo scorso), è stato trascinato verso il bordo rialzato della corsia stradale, picchiando la testa contro un cordolo. Un impatto violento che è stato fatale, nonostante la protezione del casco.

«Una persona umile e buona -dice Gatto -.Avevamo la fortuna di essere vicini di casa e ogni tanto ci incontravamo. Appena aveva un momento libero mi chiamava e mi diceva di passare a trovarlo». E così è stato anche giovedì scorso.

I due amici si siedono a parlare, sorseggiando una bottiglia. «Buona -dice Roberto -.Ci teneva che fosse buona e la sceglieva lui». Una chiaccherata tra amici, parlando anche della possibilità di ritornare ad andare liberamente in moto. Una possibilità che Angelo, dopo la lunga quarantena, ha riassaporato domenica pomeriggio. Ma il destino lo ha atteso, in quella galleria che aveva percorso diverse volte e lo ha strappato alla sua famiglia.

«Proprio giovedì Angelo mi spiegava i nuovi progetti per la casa -ricorda, con molta commozione, l’amico Roberto -.Quello che, a breve, aveva progettato per sua figlia Marta e mi aveva anche fatto vedere quello che aveva fatto per il figlio Cristian. Era sereno e tranquillo».

(Guido Anselli)

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