’Ndrangheta a Cantù, processo d’appello
«Confermate le nove condanne»

Il Pg milanese ribadisce il quadro accusatorio che portò alla sentenza di primo grado. Lo scenario: scontro tra i Morabito e i Muscatello per controllare la città. Sentenza per fine mese

’Ndrangheta atto secondo. A chiedere di confermare le condanne di primo grado emesse dal Tribunale di Como per i fatti di Cantù - i baristi intimiditi, i pestaggi gratuiti nella guerra tra cosche per controllare la movida - è la procura generale della Corte d’Appello, nel processo appena iniziato, in questi giorni, a Milano.

La richiesta è stata formulata nel corso della prima, effettiva udienza per i nove imputati che hanno deciso di impugnare il verdetto dello scorso aprile. Ora, nelle prossime settimane, saranno le difese a presentare le proprie arringhe. La sentenza dovrebbe arrivare entro la fine del mese.

Circa quattro ore, l’intervento della procura generale milanese venerdì scorso, per riaffermare, di nuovo, quanto già chiesto, a Como, dal pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia di Milano Sara Ombra. Erano state accolte, lo scorso anno, le richieste del pm. E il primo grado di giudizio si era concluso con un pesante conteggio, pari, in tutto, a oltre un secolo di reclusione per i nove imputati.

Le motivazioni avevano riferito di una città «impaurita e omertosa», teatro di una guerra di mafia tra le famiglie dei Morabito e dei Muscatello evitata solo perché «rischiosa per gli interessi dell’organizzazione».

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