Nozze Ferragni-Fedez
Fotografie made in Cantù

I fratelli Tagliabue erano tra i professionisti ingaggiati dalla coppia: «Non abbiamo avuto un attimo di respiro: 48 ore ininterrotte di lavoro»

Molti non hanno esitato a definirlo il Royal Wedding italiano, il matrimonio tra Chiara Ferragni e Fedez, ovvero i Ferragnez, a Noto, Siracusa.E se non ha avuto, come sarebbe accaduto con delle teste coronate, una diretta televisiva, è stato possibile comunque seguirlo praticamente in diretta, messo on line dagli sposi stessi.

Nozze nelle quali le fotografie, le immagini, sono ancora più importanti di quanto già non accada normalmente, insomma. E a scattarle c’erano due canturini, Filippo e Andrea Tagliabue. Per loro, 48 ore di fuoco, al servizio di un’organizzazione che ha funzionato come una macchina da guerra per una cerimonia che aveva addosso gli occhi di mezza Italia e non solo.

Basti pensare che solo su Instagram, i Ferragnez, l’influencer e imprenditrice digitale Chiara Ferragni e il rapper Fedez - all’anagrafe Federico Lucia - insieme contano qualcosa come 20 milioni e mezzo di follower.

I fratelli Filippo e Andrea Tagliabue, 26 e 28 anni, sono cresciuti, raccontano, tra pellicole analogiche e flash, osservando i nonni al lavoro in sala di posa, e vivendo la passione del padre per l’architettura. La passione per la macchina fotografica ha saltato una generazione, e sono stati loro, dopo il nonno, a farne una professione, fondando in città lo studio FTfoto.

Conoscevano già Chiara Ferragni, perché dal 2015 lavorano con lei e con The Blonde Salad, la sua piattaforma digitale di lifestyle, per qualche servizio durante l’anno. Ma non era certo scontato che venissero scelti - con un altro fotografo - per un reportage completo delle nozze dell’anno. «No – ammette Filippo – non era scontato per niente, e sono tanti i fotografi che avrebbero ambito a essere al nostro posto». Decisamente innegabile.

Hanno immortalato il party di venerdì sera nella sala barocca di Palazzo Nicolaci e poi sabato la cerimonia. Uno di quegli eventi di cui si può dire io c’ero, e una bella referenza per lo studio. «Sì senza dubbio – ammettono – ma è stata dura. Per 48 ore siamo stati concentratissimi, praticamente non abbiamo parlato con nessuno se non fra di noi per coordinarci, perché le situazioni da fotografare erano molte e le foto andavano postprodotte per utilizzarle subito».

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