Poste, 835mila euro spariti a Novedrate
Ex direttore condannato a 3 anni e mezzo

Aurelio Celli era accusato di peculato. Rito abbreviato e pena scontata di un terzo

Ricordate Aurelio Celli, l’ormai ex direttore delle Poste di Novedrate finito a processo per avere fatto sparire 835mila euro dalle casse dell’ente? Ieri mattina, davanti al giudice dell’udienza preliminare di Como Carlo Cecchetti (difeso dall’avvocato Davide Giudici, pm Simona De Salvo), il 47 enne di Fino Mornasco è stato condannato a 3 anni e mezzo di carcere per il reato di peculato, usufruendo dello sconto di un terzo della pena garantito dalla scelta del rito. Celli non avrebbe restituito un centesimo dei soldi che - sentenza alla mano - si era messo in tasca.

Mica spiccioli: quegli 800mila e passa euro appartenevano a una ventina di famiglie, che li avevano affidati alle Poste, nel convincimento che quei conti correnti fossero evidentemente un posto più sicuro di quelli di tante banche. Fu, capo di imputazione alla mano, un lento erodere di conti, iniziato addirittura nel 2012 quando, per motivi che non si chiarirono mai fino in fondo, il direttore effettuò i primi prelievi non autorizzati dal libretto di risparmio di una giovane coppia.

Seguirono altre operazioni, una frenetica combinazione di prelievi e di restituzioni parziali, volte a ridurre al minimo tracce e sospetti che deflagrarono comunque. In due anni e mezzo solo da quel libretto di risparmio Celli riuscì a prelevare 380mila euro, restituendone 202mila, per un saldo debitorio, calcolatrice alla mano, di 178mila euro.

Alla fine del 2012 ebbe poi inizio la seconda aggressione, questa volta ai risparmi di tre sorelle. In poco meno di quattro anni si videro portar via 219mila euro sempre con lo stesso metodo: prelevo e restituisco un po’, ma poco.

La strategia cambiò nel corso degli anni. Ma la sostanza non cambiò mai.

© RIPRODUZIONE RISERVATA