Processo ai clan in piazza, day after
L’accusa: «Cantù, città omertosa»

Cade nel vuoto l’appello del procuratore antimafia, solo una costituzione di parte civile

Non c’è soltanto il silenzio di chi ha subito, secondo l’accusa, vessazioni e minacce: la larga maggioranza di chi ha deciso di non costituirsi parte civile al processo per le presunte estorsioni in odore di ’ndrangheta. E che quindi non avrebbe alcun conto da presentare - unica eccezione: un ragazzo pestato e finito all’ospedale - alla giustizia e ai nove ragazzi imputati a vario titolo per intimidazioni o botte. L’unica voce che si leva, spontanea, è quella del Circolo Ambiente Ilaria Alpi.

«Evidentemente Cantù, spiace dirlo, si caratterizza per due cose: manca il coraggio e c’è omertà - dice il presidente Roberto Fumagalli - Coraggio poteva esserci da parte del Comune, che avrebbe potuto costituirsi parte civile».

Perché il Comune non l’ha fatto? Una risposta su questo, per ora, dalla Giunta, non c’è. «L’importanza e la delicatezza del processo in corso dovrebbero indurre tutti noi al massimo rispetto per il lavoro della magistratura, evitando il più possibile dichiarazioni che rischiano di spostare l’attenzione dalla gravità dei reati in discussione al piano politico», dice il vicesindaco Alice Galbiati. Quanto al silenzio: nessun commento nemmeno da Confcommercio Como. E anche gli stessi baristi non parlano: in piazza Garibaldi, impossibile avere una sola dichiarazione con nomi e cognomi.

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