Il no ai minareti e la «lezione» degli svizzeri

Desidero esternare i complimenti al popolo svizzero e al governo che ha saputo percepirne gli umori.
Non sono razzista e sono certo che, da emigrante nei Paesi islamici, non sarei trattato con i guanti di velluto come loro lo sono (anche da clandestini) qui da noi. Dagli anni novanta i nostri «politici governanti», di destra, di sinistra e di centro, hanno fatto di tutto (e continuano a farlo) a favore di queste persone, stendendo loro il tappeto rosso, dimenticando l’italiano autoctono che lavora, paga le tasse e tira il carretto anche per i clandestini. Inoltre questi migranti, clandestini compresi, come mettono piede in Italia, o su qualsiasi spiaggia, acquisiscono tutti i diritti (anzi qualcuno in più: non aspettano mesi per visite specialistiche come facciamo noi per cui spesso siamo costretti a rivolgersi al privato, nella stessa struttura ospedaliera con lo stesso specialista, pagando fior di euro, per ottenere così la visita dopo pochi giorni), pure la pensione, che l’autoctono ha dovuto sudare con anni di lavoro e ristrettezze economiche. Noi italiani non siamo un popolo coeso, sbraitiamo, ci arrabbiamo, ma poi mettiamo la coda fra le gambe e stiamo zitti.

Roberto Mangoni

Non è impedendo la costruzione d’edifici sacri che si scacciano le paure sollevate dalla religione di cui essi sono la casa oltre che il simbolo. Il culto della libertà, del quale ci professiamo ogni giorno fedeli praticanti, implica la libertà di culto. Negarla è arrecare un danno a noi stessi, perché le conseguenze di decisioni restrittive o abolizioniste le paghiamo tutti. I processi d’esclusione accentuano le diversità, sollecitano le intolleranze, innescano i conflitti.
 Religiosità a parte (il tema infatti non è solo religioso): che convenienza politica, economica e sociale abbiamo a favorirli? Certo, i verdetti dei referendum sono da omaggiare. Però, attenzione: a volte la volontà popolare tiene conto più della pancia che della testa d’un popolo.
 E’ questo il motivo che induce a eleggere assemblee rappresentative dove siedono coloro che sono deputati a usare più la seconda della prima. Se si è d’accordo sulla necessità di nominarli, se ne viene riconosciuto il ruolo, se si crede che su molte questioni abbiano titolo a esprimere un giudizio più meditato del cittadino comune, perché espropriarli del compito assegnatogli?
 Ciascun Paese ha le sue leggi e si regola come gli pare, ma non tutto il mondo è un Paese. E non tutto il mondo deve prendere lezioni dalla Svizzera quando gli svizzeri danno lezioni che perfino il loro governo disapprova.

Max Lodi

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