Che cosa dice di così sconveniente il ministro Calderoli quando reclama premi bassi, o addirittura nessun premio, per la nazionale di calcio qualora dovesse arrivare nella finale dei mondiali? Dice semplicemente quello che tutti pensano, e cioè che i calciatori guadagnano troppo. Non dice neppure nulla di sconveniente quando chiede ai club calcistici italiani di mettersi d'accordo e pagare meno i giocatori. E' inutile indignarsi per questi rilievi e lanciare accuse di populismo: sono rilievi che hanno un fondamento. E il ministro La Russa avrebbe fatto bene a non liquidarli nel modo che ha fatto: non c'è bisogno di intendersi di calcio per dire quello che ha detto Calderoli. E poi, siamo sicuri che La Russa se ne intenda più del suo collega?
Piero Piccoli
Credo che sulle competenze calcistiche nessuno è mai sicuro di nessun altro. E di nessuna cosa. Il calcio si diverte a smentire con risultati bizzarri i santoni della sua parrocchia, figuriamoci quelli di altre. La politica fa bene a occuparsi dello sport. Ma lo dovrebbe fare di più, con continuità e in tempi non sospetti. Sospetti di populismo, appunto. E di demagogia. Che i calciatori guadagnino troppo, è vero. Ma sono i privati a pagarli, e ne hanno un riscontro economico. Tirano fuori molti soldi, ne incassano molti altri. Di più, evidentemente. Altrimenti tutti i club (non solo qualcuno) fallirebbero. Obbediscono, come si dice, alla legge del mercato e il mercato lo fanno i frequentatori degli stadi, i telespettatori, gli acquirenti dei diversi prodotti pubblicizzati. Il mercato lo fanno i tifosi e gli appassionati, lo facciamo noi. Lei ed io compresi, caro amico: di che cosa ci lamentiamo, dunque? Nello specifico dei premi della nazionale, la Federacalcio userà per il Mondiale i proventi ricevuti dalla Fifa e sborserà meno di altre federazioni: 240 mila euro lordi a ciascun azzurro in caso di vittoria. Ci precedono nella generosità Stati Uniti (750mila), Spagna, Argentina, Inghilterra e Francia. Il Brasile (210mila) naviga in acque simili alle nostre. Non s'intravedono dunque gli estremi per indignarsi. Li s'intravederebbero se sui premi non fossero pagate le tasse, ma non è questa (e non sarà questa) la situazione: lo Stato non tirerà fuori un euro e ne incasserà molti tramite il fisco, se la nazionale farà bene in Sudafrica. Farebbero bene (a proposito) i politici a evitare l'invocazione di tagli simbolici e a effettuare tagli significativi sui conosciuti sprechi, sulle conosciute indennità, sui conosciuti doppi e tripli incarichi. Sul conosciuto e quotidiano calcio alla regole della decenza.
Max Lodi
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