I balocchi e la rabbia degli studenti

In Cina, come in Iran, in Cecoslovacchia (quando c'era), in Francia e in ogni dove, non importa quale fossero i motivi,  gli studenti hanno sempre dato voce anche a quelli che stanno più comodamente zitti.  Indipendentemente dai motivi che li spingono in piazza, giusto o sbagliato che sia, in favore o contro, sono sempre i primi a dare il segno dell'aria che tira. Per conto mio hanno poca coscienza per essere cattivi quanto bisognerebbe esserlo verso coloro che gli hanno proposto il paese dei balocchi mentre gli rubavano il futuro. Io, per esempio, i vecchi che gli rubano il lavoro e si fanno pagare il doppio, magari giustificandosi che hanno figlioli da mantenere all'università, li andrei a cercare ad uno ad uno… per dirgli: complimenti! naturalmente.

Paolo Trezzi

Gli studenti che protestano, che scendono nelle piazze e che salgono sui tetti delle università si son presi l'accusa d'essere al servizio (meno male che non  gli si è rimproverato: al soldo) delle opposizioni interessate a far cadere il governo. Ora è possibile (probabile, sicuro) che una quota di strumentalizzati alligni nella sempre più allargata formazione studentesca dei contestatori. Ma non è certo la quota maggioritaria. E non è certo incomprensibile l'agitazione - una volta si diceva così - di quelli che vorrebbero imparare e non riescono, di quelli che vorrebbero ricercare e gli è impedito, di quelli che vorrebbero insegnare e non possono. Non è incomprensibile per le specifiche ragioni di ciascuno di questi gruppi, e non è incomprensibile per motivi diversi e generalmente condivisibili. Sono i motivi dell'insofferenza verso uno stato di cose (l'insieme delle cose di questo Stato) che come minimo c'inquieta e come massimo ci spaventa. Bisogna uscire dagli spazi chiusi delle adunanze dei diversi poteri e circolare tra la gente per afferrare il reale spessore di condizioni d'animo che purtroppo non sono né di maniera né di convenienza né il risultato d'astuti artifici. Bisogna circolarvi e coglierne gli umori. Non è difficile. Anzi, è facile. E' un semplice automatismo. E ne deriva un rafforzamento del pessimismo della ragione. Non a causa d'una invincibile predisposizione a questo negativo sentimento, ma in virtù della sua supremazia. Predicare l'ottimismo della volontà è senz'altro giusto, e tuttavia per ottenere seguaci su  una tale strada si dev'essere in grado di proporre un sogno raggiungibile. Credibile. Materializzabile. Cioè qualcosa che ormai non suggestiona più nessuno, anche se tutti - i ragazzi per primi-  sarebbero pronti a farsene suggestionare. E a scendere dai tetti. E a non invadere le piazze.

Max Lodi

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