E se Casini stesse studiando un Prodi bis?

Davvero Casini e Fini riusciranno a dar vita a un terzo polo di autentica consistenza? A me sembra difficile, anche se Berlusconi pare sia timoroso che Casini possa diventare il nuovo Prodi e guidare un vasto schieramento avversario alle prossime elezioni. Prodi di miracoli ne fece due, non uno solo, e penso che difficilmente se ne possa vedere un terzo con un altro protagonista a imitarne le gesta.

Gino Canali


Casini è a un bivio. Anzi, a un trivio. Può scegliere: cedere alle lusinghe di Berlusconi e accettare d'entrare nel suo governo bis (un governo bis lampo: per evitare fregature, dimissioni da Napolitano con già in tasca la lista dei nuovi ministri); oppure mettersi alla testa del terzo polo - perché lui e non Fini ha i requisiti per mettersene alla testa, a cominciare dalla coerenza su alcuni temi programmatici fondamentali - e stringere un'alleanza con il Pd; o infine rimanere all'opposizione sino al concludersi della legislatura (che sarà tuttavia una legislatura a breve termine) votando ciò che di ragionevole riterrà di votare e accreditandosi in tal modo come il successore di Berlusconi. Berlusconi non vuol sentire parlare di delfini, però tra i tanti che ne parlano, Casini è il più titolato a farlo. Berlusconi lo sa, e in fondo non se ne dispiace troppo: se proprio dovrà lasciare il testimone, meglio lasciarlo a lui che lasciarlo - tanto per fare un nome poco intrigante agli occhi del Cavaliere - a Formigoni. Per quale soluzione opterà Casini? L'idea di poter fare il Prodi l'accarezza. Altro che se l'accarezza. E ne intravede un possibile efficace risultato operativo. Casini accetterebbe però di guidare elettoralmente il centrosinistra solo se il centrosinistra accettasse di non farsi guidare emotivamente (populisticamente) da Vendola e Di Pietro. Alzerebbe cioè quello steccato che Prodi non alzò con i Bertinotti, i Diliberto e altri dell'ala radicalista. Un centrosinistra in edizione moderata potrebbe mirare a sottrarre voti al centrodestra pescando dal suo elettorato e non solo (non tanto) dal largo fronte dell'astensionismo. Ecco perché Berlusconi teme questa svolta di Casini. Ecco perché è temuta dalla sinistra estrema, che finirebbe schiacciata al punto da non sapere se potrà superare la soglia di voti necessaria a entrare in Parlamento. Ecco (soprattutto) perché la teme Bersani, che sarebbe obbligato a uscire dall'equivoco del quale continua a rimanere prigioniero. Naturalmente il prezzo potrebbe essere la perdita di qualche pezzo del Pd. Ma è meglio perdere qualcosa oggi per cercare di vincere tutto domani. O no?

Max Lodi

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