Cassano, novello figliol prodigo. Basta che giochi

Certo che questa storia di Cassano che ne combina di tutti i colori e invece di un castigo si ritrova una ricompensa è singolarmente natalizia. Una specie di figliol prodigo, Cassano. Il presidente della Sampdoria, Garrone, lo caccia perché alle offese c'è un limite e gli organismi calcistici gli danno solo parzialmente ragione, reintegrando Cassano con lo stipendio dimezzato. Ma intantro si fa avanti il Milan e propone l'acquisto di Cassano. Detto e fatto: Cassano, in conseguenza degli insulti a Garrone, rischia di vincere scudetto e Champions League. Essere figlioli prodighi può regalare straordinari vantaggi. Dobbiamo tutti seguire l'esempio di Cassano?

Paolo di Benedetto



Di che cosa si meraviglia, caro amico? Della perdita di decoro, dell'affermarsi dell'arroganza, del trionfo della volgarità? Ci sarebbe da meravigliarsi del contrario: se Cassano fosse rimasto ai margini della sua squadra, se non avesse trovato acquirenti, se avesse pagato sino in fondo il prezzo della sua trasgressione. Qualunque dipendente di qualunque azienda di qualunque settore non sarebbe scampato a una punizione severa. Nel calcio non va così. Nel calcio l'ostentare insubordinazione e sguaiatezze viene considerato un vezzoso e perdonabile tic. Al campione (ma non solo al campione) si concede questo e altro. Si permette tutto. Al campione si dà facoltà di fare quello che vuole, di farlo sempre, di farlo ovunque. Il campione non viene investito della responsabilità d'essere un esempio per i giovani e per gli aspiranti campioni, per i tifosi del calcio e per tutti gli sportivi. Il campione gode d'una illimitata franchigia, d'una sorridente irresponsabilità, d'una indulgenza senza confini. Basta che giochi bene (anche saltuariamente), basta che segni i gol (anche solo qualche volta), basta che riempia gli stadi (anche non ogni domenica). Il campione non ha il dovere d'esibire uno stile di vita che sia pari allo stile di gioco. Anzi, tanto più la sua genialità assume i contorni della greve bizzarria, tanto meno si pensa di presentargli il conto per le sue sconvenienze. Cassano si ergerà a protagonista sul palcoscenico di San Siro e in altri teatri dell'élite pallonara, tornerà a diventare simbolo dell'Italia vestendo la maglia della nazionale, saranno rapidamente scordate le sue più recenti intemperanze. Risulterà un ottimo testimonial dell'opportunità di violare le regole e il Paese, questo Paese che alle regole si dimostra così refrattario, gli rivolgerà calorosi applausi. E Garrone? Ma che cosa c'entrano la letteratura, De Amicis e il libro Cuore con Cassano?

Max Lodi

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