Non fa più notizia parlare di tagli alla cultura. Tutte le amministrazioni sono prese a far quadrare il bilancio, usando la famosa regola della 'coperta corta‘. Tagliamo il più possibile i fondi alla cultura, tanto a chi interessa. Che sia giusto risparmiare nulla da eccepire. Che sia corretto portare avanti eventi culturali di spessore e qualità è estremamente giusto, però attenzione a non eccedere troppo. La mia preoccupazione di questi tagli non è rivolta ai grandi Comuni, dove con l'aiuto di sponsor, (anche se con fatica) si trova sempre la copertura finanziaria per organizzare l'evento. Ma i piccoli Comuni, per creare un evento culturale, o sensibilizzare una qualsiasi iniziativa, avranno sempre difficoltà e saranno impossibilitati a farlo. I piccoli centri sono il patrimonio italiano culturale, ricco di storia e di tradizioni da non perdere. Sono d'accordo di non sperperare denaro, ma insomma i politici nell'alta stanza dei bottoni, si sono resi conto che stanno togliendo l'identità culturale nei piccoli centri? Non è retorica ma levando qualche piccolo privilegio alla classe di Alto Palazzo, (forse) si possono trovare fondi per tenere in vita la cultura dei piccoli centri che è un bene di tutti e che non deve andare perduto. Cosa lasciamo alle generazioni future un paese senza storia e tradizioni?
Claudio Ferretti
Assessore cultura Comune di Leggiuno
Abbiamo un Paese che fa del bello la sua caratteristica fondante. Il bello del paesaggio, dell'arte, della cultura, della storia. Non dobbiamo comprare il bello all'estero, come sono costretti a fare altri, e neppure sovraccaricare artificialmente di carati (anche questo sono costretti a fare gli altri) ciò che già di suo splende di preziosità. Però sottovalutiamo il bello. Ne sottovalutiamo la potenzialità di motore trainante del Paese. Di risorsa economica, dunque sociale, oltre che culturale. Di bene nel quale investire per ottenere le risorse da finalizzare ad altri beni che promuovono altri investimenti e via col processo virtuoso. Se dessimo al bello il privilegio che merita (che esige), sarebbe meno brutto l'orizzonte lavorativo. Soprattutto l'orizzonte lavorativo dei giovani. Ma fin che gl'italiani che hanno il potere di decidere se privilegiarlo, continueranno a considerare il bello solo come l'eventuale corollario dell'utile, non progrediremo mai su questa strada. L'utile è indispensabile per le sorti d'un Paese, ma diventa inutile se effimero. Effimero come taluni (politici e non politici, purtroppo) sciaguratamente intendono l'apporto da dare alla cultura del bello.
Max Lodi
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