L' Italia in guerra: e lo scontro è sulle opinioni

Perchè una carica istituzionale necessiterebbe di una protezione dalla legge o dai processi?

Leggo con interesse i dibattiti che si sono innescati circa la questione della laicità e circa la sentenza della Corte Costituzionale. Sono un giovane studente di giurisprudenza e vedo questi dibattiti come profondamente connessi: Ignazio Marino ha indicato la laicità come un metodo che  riguarda non solo le questioni indicate come eticamente sensibili (testamento biologico, unioni civili, etc), ma anche le questioni del vivere civile. Proprio per questo sono convinto che è eticamente sensibile la questione della giustizia e dell’impunità che inseguono molti politici; è eticamente sensibile la questione delle morti bianche; infine è eticamente sensibile la questione dell’informazione. Su tutte questi temi il nostro paese, o meglio la sua classe politica, non riesce a discutere oggettivamente e pacatamente, ma preferisce sempre buttarla in rissa. Anche nel Pd e nel centrosinistra si è spesso caduti in questo errore: per questo, da appassionato di politica, mi piace la candidatura a segretario di Ignazio Marino che parla delle cose nella sostanza senza voler alzare la voce più dell’interlocutore. Vorrei conoscere da parte del Presidente del consiglio una difesa nel merito del Lodo Alfano. Questo provvedimento non viola forse l’uguaglianza di tutti i cittadini? Perchè una carica istituzionale necessiterebbe di una protezione dalla legge o dai processi? Perchè in nessun altro paese è presente un tale schermo per il premier? Se potessi assistere a tali discussioni su tutti le tematiche in discussione riuscirei a credere che l’Italia è un paese laico. Fino a quando ci si ostinerà a dare del sovversivo di sinistra a chiunque non la pensa nello stesso modo, la politica italiana sarà bigotta e lontana dalla modernità.

Andrea Civati

Che siamo un Paese a laicità limitata, è sotto l’occhio quotidiano di chiunque abbia voglia d’aprirlo. Lo siamo perché storicamente portati a dividerci in guerre di religione anche quando la religione non c’entra nulla, e dunque poco disponibili a riconoscere le ragioni degli altri se differiscono dalle nostre. Ci scorta sempre il retropensiero dell’ineluttabilità d’un antagonismo che non nasce dal giudizio sulle cose, ma dal pregiudizio sulle idee e sulle persone. D’altra parte qui - dico qui, al di qua delle Alpi - l’illuminismo venne fieramente avversato, e non se ne potevano che avere le buie conseguenze di cui ancora paghiamo il prezzo. Senza preoccuparci di quanto sia caro e di quanto costi al progresso della nazione. Nazione, poi, è un termine forse intraducibile laddove a dominare è la fazione.

Max Lodi

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