Il Lodo Alfano e quella voglia di complotto

C’è sempre qualcosa o qualcuno da delegittimare per rendere legittima la propria protesta

La Corte Costituzionale ha fatto benissimo a bocciare il "Lodo Alfano". In democrazia, tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge. Tutti. Comprese le alte cariche dello Stato. Ma compresi anche deputati e senatori e, soprattutto, i giudici. Non ci sarebbe bisogno di invocare immunità per questa o quella carica dello Stato, se non ci fosse immunità per i giudici. Se i giudici fossero eletti dal popolo anziché nascere per partenogenesi da sé stessi, e se fossero tenuti come tutti gli altri cittadini a rispondere civilmente e penalmente dei loro errori, avremmo la garanzia di non assistere a processi inutili o sbagliati nei confronti di uomini politici e, soprattutto, di tanti semplici cittadini.

Antonio Attanasio

Non mi pare che i giudici rappresentino una categoria speciale di cittadini. Hanno i diritti e i doveri di tutti, sono chiamati a far rispettare le leggi e rispondono d’eventuali personali violazioni. Rispondono anche, del loro operato professionale, a organismi d’autogoverno. Se a non funzionare sono le leggi, tocca ad altri cambiarle, cioè ai politici. Ma i politici in genere non brillano quando si dedicano a quest’incombenza: di leggi ne licenziano un’infinità, spesso l’una non migliorativa di quella precedente nel medesimo ambito. Il problema di fondo rimane la loro osservanza perché siamo un Paese rigoroso a parole, timoroso nei fatti. Timoroso, voglio dire, nel dar corso con coerenza e determinazione ai proponimenti contenuti nelle regole che s’è dato e che di frequente rinnova. Molto, per non dire tutto, viene ciclicamente rimesso in discussione, a seconda degli umori e degl’interessi del momento. C’è sempre un complotto, un regime, un golpe dietro decisioni che non aggradano. C’è sempre qualcosa o qualcuno - di recente la libertà di stampa, il presidente della Repubblica, la Corte costituzionale - da delegittimare per rendere legittima la propria protesta. C’è sempre un Paese reale affiancato a un Paese irreale, il primo faticosamente impegnato a scalare le nuvole su cui sta seduto il secondo; e il secondo tenacemente restìo a scendervi per atterrare nei luoghi della vita quotidiana. La speranza è sempre rivolta a un accorciamento delle distanze tra i due universi, ma è una speranza che ripetute occasioni fanno svaporare. Di sbagliato e d’inutile solitamente non ci sono i processi giudiziari, ma i processi mentali che presiedono alla formazione d’una classe politica (o almeno d’una buona parte di essa: le eccezioni non mancano) che séguita a non ritenersi immune soprattutto dall’idea di potersi comportare come una casta.
Max Lodi

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