Cara provincia
Sabato 18 Ottobre 2008
Assessori sotto tiro? Non si dimetterà nessuno
Intanto la Procura indaga sui rimborsi chilometrici degli assessori provinciali
Sfogliando il vostro giornale mi sono stupito di vedere, nell’elenco degli assessori provinciali che avrebbero ricevuto rimborsi chilometrici eccessivi, anche quello di alcuni leghisti.
Ma la Lega non era il partito degli onesti, di coloro che fanno politica per gli interessi del Nord e non per scopi personali, di quelli che vanno in piazza o nelle trasmissioni televisive a urlare contro gli sprechi e contro "Roma ladrona"?
Ora la Procura farà chiarezza su questa vicenda.
Ma spero che, nel caso risultassero effettivamente non dovute queste enormi somme di rimborso spese (quasi 1500 km al mese per un residente a Cantù sembrano in effetti troppi), i colpevoli abbiano almeno la decenza di dimettersi dagli incarichi pubblici lautamente retribuiti che ricoprono, almeno per correttezza nei confronti degli elettori ai quali da anni vengono fatte promesse ben differenti.
Carlo Tavecchio
Senna Comasco
Caro signor Tavecchio, non bisogna generalizzare nè anticipare sentenze. Non è il nostro mestiere. Ma è pur vero che un’inchiesta è in corso e, dopo gli articoli de «La Provincia», sulla vicenda dei rimborsi chilometrici degli assessori provinciali è stato sollevato un sano polverone. Vedremo chi ha ragione, vedremo se ci sono torti.
La Lega è un partito di popolo, raramente coinvolto in vicende giudiziarie che di solito appartengono alla storia di altre parrocchie. Non ci sono altre verità, se non uno sconforto diffuso nei confronti dei politici locali (quelli nazionali dormono a Roma, lontano dagli occhi lontano dal cuore) e una certezza granitica: non si dimetterà nessuno. Nessuno lo ha fatto a Como, dove due assessori deambulano con l’avviso di garanzia sulla testa. E nessuno lo farà in amministrazione provinciale.
Le poltrone sono poche e chi è seduto non si alza volentieri. Il rischio di farsela sfilare da sotto il sedere è altissimo. Quindi, tutti immobili ad aspettare fino a che punto si muoverà la procura.
Giorgio Gandola
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