Che senso ha rubare i fiori dalle tombe?

Un malcostume che purtroppo dilaga nei cimiteri


Cara Provincia,
abito a San Fermo e al cimitero di detto Comune ho i miei genitori, dalle cui tombe, ma non solo, vengono rubati fiori e quant’altro. Ho segnalato questo al sindaco ricevendo promesse, mai mantenute, (controlli/telecamere.... tutte balle). Il problema non è ancora stato risolto. E’ normale che un’amministrazione seria non faccia nulla? Forse perchè si tratta di morti?....."
Carolina Scigliano
San Fermo

Comprendiamo la sua indignazione: è un gesto vile e idiota, che offende chi non può difendersi e ferisce nel profondo chi vorrebbe invece reagire e si sente impotente. E’ bene però essere chiari: non c’è più un cimitero dove non si registrino furti. Non si rubano soltanto fiori, ma anche portavasi, candelabri, cornici e perfino i giocattoli e gli oggettini posti sulle tombe dei bambini.
A Bergamo un’anziana signora ha fatto incidere sul vaso portafiori (sostituito dopo l’ennesimo furto) la scritta «Rubato sulla tomba del viale… numero… del cimitero di Bergamo», in modo da scoraggiare i ladri. Proprio come si legge sul retro dei posacenere di certi ristoranti. Detto questo, è difficile per un piccolo Comune, da solo, contrastare un fenomeno di tale portata: non riusciamo a difendere i vivi, figuriamoci i morti. E’ un malcostume che andrebbe indagato dal sociologo, perché la dice lunga sul nostro modo di intendere il rapporto con i defunti; sembrerebbe una via italiana al culto dei morti, opportunista e levantina.
Stupisce la scioltezza con cui si profana il luogo del silenzio e della memoria, il tempio in cui ciascuno custodisce con dolore e nostalgia gli affetti perduti. La tomba dovrebbe suggerire pensieri di devozione; e da quei luoghi silenti si dovrebbe uscire diversi e migliori di quando si è entrati. Invece l’idiozia dilaga e diventa spia del declino. Sullo sfondo c’è una buona dose di colpevole leggerezza ma anche un abisso d’ignoranza. Se chi compie quest’odiosa profanazione avesse letto qualcosa di Seneca, saprebbe che si muore ogni giorno e ogni giorno vien meno una parte della nostra vita; se avesse letto il Belli, saprebbe che la morte sta nascosta nell’orologio; se avessero letto i Sepolcri del Foscolo, avrebbero imparato a portare rispetto alla tomba, che serve al vivo per proseguire il suo dialogo con il defunto, e al defunto per sopravvivere nel ricordo dei vivi. E forse sarebbero un pochino più cristiani. Invece il cimitero è dentro di loro: sono loro le anime morte.
 
Pier Angelo Marengo
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