Ci scrive la <Madre coraggio> di un malato psichico

Il dramma di chi convive con la malattia mentale

Sono la mamma di un ragazzo malato psichico. Ci vuole coraggio: non è il coraggio di quel che sarà, è il coraggio dell’immediato. Immaginiamo di poter leggere la nostra vita, ma al contrario di ciò che è stata o di ciò che è: tutto ok? No. Tranquillizziamoci, era solo un gioco da pazzi. Ma loro, chi sono? Quelli delle barzellette o quelli che finiscono sui giornali o in TV, ogni volta che succede una tragedia greca? Eppure la malattia mentale è vecchia quanto il mondo e non è la malattia dei "cattivi"; è, il più delle volte, la malattia di chi ha l’animo troppo sensibile e gentile e non riesce a sopportare le prove della vita, si sente un perdente - il che non è mai andato di moda - e quindi inadeguato o ingiustamente poco considerato e si fa troppe domande: basterebbe un po’ più di attenzione da parte degli altri perché anche possa camminare a braccetto di madama Speranza.
 La malattia mentale è una malattia esagerata, o fa troppo piangere o fa troppo ridere. Ci sono barzellette sulla malattia mentale, non ce ne sono su altre malattie; non si fanno campagne di sensibilizzazione, non si raccolgono fondi per la ricerca, che pure va a rilento, poco si fa per sostenere attività pensate per accompagnare questi malati al recupero constante di un quotidiano sereno, recupero che è possibile, se tutti si attivassero. Non è semplice per un genitore accettare l’evidenza della malattia mentale del figlio; io stessa provo dolore e pudore a parlarne, gli stessi che ho provato all’inizio di questa "avventura"; temo di compromettere, di ipotecare il futuro di mio figlio, una vita ancora tutta da vivere. E allora svicolo, sparisco,  cambio discorso, mi isolo, faccio il possibile per fare apparire normale anche ciò che non lo è più. Sbaglio! Così anch’io sto dalla parte della gente che non sa. La gente è curiosa, fa domande a raffica, rasenta il pettegolezzo. Ho anche incontrato chi è attento al problema e poi ti ascolta, e se fa domande è per conoscere, capire. Allora so che posso parlare della malattia mentale, diversamente rimarrà la "Cenerentola" delle malattie gravi, tutti sanno che lo è, ma sanno che non è contagiosa, che non è fatale più di tante altre, è inguaribile ma controllabile, contenibile, se curata. Così si tira a campare. Ma a quale prezzo? I nostri ragazzi, tutti, sono il nostro futuro. Ho gettato il mio sassolino nello stagno: per favore, fatelo tutti. Uno, due, tre, dieci salti, tanti cerchi nell’acqua che si incontrano.... Grazie per l’attenzione.

Una mamma del gruppo genitori
CPS - Cantù

(p.m.) Lo sfogo di una mamma - che trova il coraggio di firmarsi con nome e cognome - prende le forme imperfette di una lettera lieve e struggente. Rivive qui il dramma dimenticato di chi abita con la follia, il più delle volte costretto a misurarsi con l’indifferenza degli altri, che diventa curiosità morbosa o commiserazione, raramente aiuto e condivisione. Abbiamo raccolto il suo sassolino, gentile amica, e l’abbiamo gettato nelle acque aperte dove si abbeverano i nostri lettori. Speriamo che da quest’incontro nasca qualcosa di buono: a volte basta poco per ricaricare le pile esauste della fiducia. Glielo auguriamo con il cuore.

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