Da Facchetti al Fenegrò, lezioni di vita

Lo sport come occasione per insegnare i valori fondamentali

Cara Provincia,
in questi giorni ricorrono anniversari di scomparsa di personaggi che hanno lasciato un segno indelebile nel mondo del calcio e non solo (Giacinto Facchetti e Gaetano Scirea), esempi di correttezza e sportività, d’educazione e senso civile, di rispetto e impegno.
Poi penso alle immagini di teppismo urbano che occupano le prime pagine di tutti i nostri quotidiani e mi chiedo in che cosa si è sbagliato, come possono esistere due modi di intendere la vita così agli antipodi.
Forse alla base di tutto ciò c’è la famiglia, l’educazione ricevuta, nel caso dei teppisti una mancanza d’educazione, d’insegnamento di valori che rendono una persona speciale senza necessariamente essere famosi.
Leggi più severe possono servire per punire, per appagare il senso di giustizia ma certamente non per prevenire, poiché solamente un insegnamento costante di valori e principi sani, fatto a scuola, nei campi sportivi e soprattutto nelle famiglie potrà un giorno dare i risultati sperati.
Nel frattempo, credendo a ciò che ho scritto, continuerò a dedicare il mio tempo libero ai ragazzi che giocano nel Fenegrò, tra i quali i miei figli, sperando che tutto ciò serva per costruire un domani migliore.

Aldo Marinoni
Fenegrò

Caro signor Aldo, è da lì che parte tutto. Dai campi del paese, dai valori che ancora (ma sempre più di rado) allenatori-educatori sanno trasferire ai ragazzi. Il duca di Wellington diceva che la battaglia di Waterloo fu vinta sui campi da gioco di Eton. La disciplina, il senso del gruppo, il rispetto delle regole: tutte immagini che sembrano appartenere a un mondo scivolato via verso il passato, con Facchetti e Scirea. Oggi imperano pallonari e veline, con i loro eccessi e le loro volgarità. E purtroppo fanno scuola. Ci sono ragazzi che imparano prima a mandare a quel paese un arbitro e poi (forse) a tirare un calcio di punizione con l’effetto. E non è solo colpa loro, ma anche e soprattutto di chi preferisce allenarli alla vittoria (qualunque compromesso ne risulti il prezzo) che alla vita. Signor Aldo, continui a guidare i suoi ragazzi (tutti, anche i figli degli altri) con lo spirito del papà. Li farà sentire orgogliosi di avere un maestro. 
Giorgio Gandola
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