E’ allarme droga. Ma il Palazzo ha altri pensieri.

Le istituzioni comasche si perdono in miserevoli dispute di potere

Esistono emergenze la cui soluzione è lasciata alle forze dell’ordine, alla magistratura, alle associazioni specializzate e alle famiglie che ne sono toccate. Parlo della diffusione della droga e del suo consumo da parte di giovani e giovanissimi, nelle scuole, nei luoghi di divertimento e in quelli di ritrovo. Non è un fenomeno nuovo, anche se l’età dei consumatori si sta abbassando. La Comunità "Arca" di don Fortunato, per il recupero dei tossicodipendenti, compie un’opera preziosa come il "Tetto Fraterno" di don Bassano ad Erba e come altre comunità. Queste persone, che da anni lavorano nel settore, hanno bisogno però di solidarietà costante e di collaborazione, non sempre presente in misura soddisfacente, specialmente per le iniziative di prevenzione. Preoccupa il fatto che di fronte ad episodi eclatanti come l’arresto di un alunno del Gallio e la denuncia di un’altra alunna, la scuola interessata si chiuda a riccio per difendersi, come se il primo problema fosse il buon nome dell’istituzione.
Non tocca a noi giudicare i comportamenti di quella e di altre scuole, ma che serve sapere se gli alunni fumano in un angolo del cortile, piuttosto che in corridoio? Serve sapere se l’opera educativa è efficace o no, se il fenomeno è sotto controllo, se le famiglie collaborano, se vi sono interventi specialistici. Non si capisce poi l’estraneità al problema delle istituzioni comasche, intente in miserevoli dispute di potere, usando a sproposito, o minimizzando inchieste della magistratura su singoli amministratori, mischiando rivalità personali a presunti motivi politici. Con il rilievo che si dà sui mezzi di comunicazione, la gente ha l’impressione che il Comune, direbbe Dante, è una «nave senza nocchier in gran tempesta».
I problemi sono altri: aumento della disoccupazione, sfratti, ldiffusione di alcool e droga fra i giovanissimi, povertà crescente, degrado della città. Il sindaco di Milano, Moratti, ha voluto assumere il problema della droga, come emergenza comunale. A Como negli Anni Ottanta, anche sotto la spinta della Magistratura, il Comune aveva preso precisi impegni organizzativi ed economici, per contrastare il fenomeno. Basti pensare all’affidamento della Cascina Respaù e di Villa Bellingardi, restaurate all’associazione "L’Arca" e i contributi per la prevenzione e l’inserimento sociale dei giovani. Operava sul territorio l’associazione Aclad (Associazione comasca di lotta alla droga) voluta da politici e amministatori di tutti i gruppi, per iniziativa dell’on. Tagliabue (Pci). E’ necessario che il Comune metta, tra le sue priorità, iniziative in questo settore e che la comunità si mobiliti. Il tempo delle giustificazioni e finito. Anche perché non servono.

Luciano Forni

© RIPRODUZIONE RISERVATA