Cara provincia
Venerdì 10 Ottobre 2008
I nostri auguri alla Gelmini. E alla scuola
Più che il ministro, ne ha bisogno l'istituzione
Egregio direttore,
ma che cosa ci ha combinato la signora Gelmini? Quante critiche e contestazioni si è tirata addosso con l’ "operazione grembiule e maestro unico"? Alla mia età posso permettermi di osservare che: giusto imporre il grembiule, ma "rosso". Sa quanto sarebbe stata apprezzata la proposta... e lei, la ministra, a "rischio" di beatificazione... Per il maestro unico, a "rischio" di santificazione avrebbe dovuto programmare un "quinquennio sperimentale" con tre maestri e un bidello per classe: Fassino come esperto dell’alimentazione, D’Alema per il corso di "guerriglia". Veltroni (il comico), per il corso di umorismo e/o di cinematografia. Fuori discussione, il ruolo di bidello è per Prodi (sempre che ne sia all’altezza). A fine corso, niente esami, tutti promossi...dopo aver affrontato l’esame di disegno: "murales" da eseguire sulla facciata di qualche chiesa. Per tutti i promossi - quindi per tutti - ingresso gratuito alla rimpianta "festa dell’unità" e dal momento che sarebbero gli unici partecipanti, riempire gli spazi con dei clandestini. Auguro buon lavoro alla signora Gelmini: c’era tanto bisogno di politici come lei.
Adelio Ariata
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Lei si è divertito a scriverci e noi a leggerla. Ma, al di là dell’ironia sempre apprezzabile, è proprio così convinto che questa sia una riforma seria, che produrrà gli effetti sperati? Io ho portato il grembiule nero con il fiocco azzurro, ma sono passati quasi cinquant’anni, il mondo era un po’ diverso dalla realtà complessa che incombe sui nostri figli. Non credo, in tutta franchezza, che questa complessità si possa affrontare con tanta leggerezza. Ci leggo molta demagogia, una buona dose di superficialità e una incontenibile smania di tagliare. E non mi convince il sacro furore di questo giovane avvocato, che fino a prova contraria ha all’attivo soltanto meriti di partito, che si lascia sfuggire una frase infelice sui professori terroni, ma dimentica di essere corsa a Reggio Calabria, nel 2001, a dare l’esame da avvocato (93% di ammessi agli orali). Perché, ha dichiarato, «avevo bisogno di lavorare», come se per gli altri mortali, che non campano di politica, il lavoro fosse un optional.
Questi mostri di decisionismo li ho visti all’opera nei giornali: in due o tre anni distruggono tutto, poi scappano altrove, e tocca a chi resta rimettere a posto i cocci. Ministri e parlamentari sarebbero molto più credibili se dimostrassero lo stesso rigore nel ridursi le loro prebende. Ma è molto più facile colpire gli insegnanti, categoria da sempre bistrattata, e i precari. Caro Ariata, io gli auguri preferisco farli alla nostra scuola: credo che ne abbia bisogno.
Pier Angelo Marengo
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