Cara provincia
Mercoledì 29 Ottobre 2008
Il Circo Massimo e l’opposizione che deve esserci
Ma quanti erano? Il dato non ha poi molta importanza...
Scrivo per chiedere un parere in merito al dibattito che si è innescato su tutti i media nazionali e su molte tv dopo la manifestazione del Pd a Roma. Non si discute infatti del senso politico dell’evento, che pure a mio giudizio c’è stato, ma ci si arrovella a suon di numeri. Erano due milioni, un milione, 250 mila? Mi domando: tutto questo non suona come un insulto a un Paese che attraversa una fase di crisi? Non è ridicolo ridurre tutte quelle persone a una specie di gioco del lotto?
Milena Girelli
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I numeri sono quanto conta di meno in una manifestazione che mirava alla ricerca d’una cifra di diverso significato. E cioè la cifra dell’opposizione riformista oggi: maggiore o minore che in passato? Veltroni era reduce da mesi di grigiore, infiacchito dai burbanzosi dileggi berlusconiani e logorato dalla strana guerra mossagli all’interno del Pd. Pareva, e forse era, alle corde. L’adunata del Circo Massimo ve lo ha allontanato, riportandolo al centro del ring: il ring del suo partito, il ring dell’intero fronte d’opposizione. A Berlusconi che dice: «Veltroni si riposi, governerò io per cinque anni», Veltroni potrebbe rispondere: «Berlusconi si rassegni, se la vedrà con me per altri cinque anni»: Ma sarebbe meglio che replicasse affermando: «Se la vedrà con il Pd, un partito tutt’altro che in disarmo». Questo è il messaggio lanciato dalla capitale: il Pd s’è fatto una flebo d’identità, un beverone di fiducia, un polivitamico d’orgoglio. Dunque, per tornare al quesito iniziale, la sua cifra d’opposizione riformista è cresciuta. Senza il ricorso alla piazza – che non si capisce perché sia ritenuta d’utilizzo corretto e utile da parte dei radicali, e invece no da parte dei moderati - il Partito democratico non avrebbe saputo ridar corso al ruolo di forza politica fondamentale del Paese. Sei mesi fa aveva raccolto quasi il 34 per cento dei consensi, a giudicare dalla considerazione ultimamente goduta sembrava che gliene rimanesse – a essere generosi - poco più della metà. A Roma i suoi militanti gli hanno raccomandato di continuare a credere in se stesso, perché i primi a crederci sono loro. Che questo segni un’inversione di tendenza nel favore popolare, è possibile e forse probabile, complici la pesante crisi economica e assortite leggerezze governative; che la segni nel favore popolare a Veltroni in persona, non altrettanto. Perché non ci può essere un segretario per tutte le stagioni, e quella appena apertasi non è la stessa recentemente chiusasi. O almeno così s’è creduto di capire: sbagliando?
Max Lodi
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