Il gesto di Bossi: è da capire o da ignorare?

Ha un senso sforzarsi di trovare un ignificato?

Se io, cittadino qualunque, alzassi il dito medio riferendolo a un automobilista che mi sorpassa, a un pedone sull’atto di attraversare la strada, al tifoso della squadra avversaria, mi meriterei l’appellativo di cafone, fors’anche di imbecille provocatore. Senza appello, come è giusto che sia. Mi chiedo come mai quando il gestaccio lo fa un Ministro della Repubblica, ecco che prontamente spunta il giornalista che si sforza di trovare un significato razionale e politico della singolare esternazione. Mi riferisco all’editoriale di Antonio Marino “Cosa si nasconde dietro al dito del capo della Lega” (La Provincia. 23 luglio).
Ma cosa vuole che si nasconda dietro il dito, caro Marino? La faccia di un cafone, e fors’anche… Non sono un nazionalista, ma mi dà fastidio che si spernacchi uno dei simboli della comunità a cui appartengo. Bossi non la sente sua? Liberissimo. Neppure un francese o un inglese. Resta il fatto che se un francese o un inglese facessero quel gesto, li bolleremmo come cafoni e imbecilli provocatori. Bossi gode di qualche forma di extraterritorialità? Del buon gusto, del raziocinio o di cos’altro? Il solo fatto che ricopre un’alta carica istituzionale, oltretutto lautamente ricompensata da quella comunità che lui dileggia, lo mette al riparo anche di ogni condanna morale? Questo per dire che lo sforzo esegetico di Marino mi è sembrato grottesco e del tutto fuori luogo. Il gestaccio è stato solo l’ennesima rozza dimostrazione d’inciviltà del Nostro.

Corrado Lamberti
Mezzegra

Caro Lamberti,
il mio “sforzo esegetico” era teso a cercare di capire perché, da sinistra e da destra, era stato così attentamente analizzato un episodio che – proprio perché sostanzialmente circoscritto alla cafonaggine e al cattivo gusto – forse non meritava tanto interesse. Il fatto è che Umberto Bossi non è un tifoso della curva o un automobilista maleducato, è il capo di un partito che conta un bel po’ di iscritti. Sul suo conto, inoltre, ci sono due opinioni diamentralmente opposte, quella che si tratti di una sorta di “genio della politica” (che quindi non farebbe nulla a caso, nemmeno alzare il dito medio) e quella che sia invece soltanto un furbo capopolo che le circostanze, più che le sue qualità, hanno portato all’attuale posizione. Mi pareva dunque in qualche modo utile cercare di capire il perché di quel gesto apparentemente gratuito e delle reazioni che l’avevano seguito. Prendo atto che – a suo avviso – sarebbe stato meglio liquidare l’intera faccenda con una dose adeguata di sdegnata condanna moralistica a buon mercato, doverosa magari tanto quanto scontata, che certo non aiuta a capire.

Antonio Marino

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