Cara provincia
Giovedì 17 Aprile 2008
Ma dove li sbattono gli studenti del <Giovio>?
A pochi mesi dal nuovo anno scolastico, non si vedono soluzioni
Cara Provincia,
scrive il padre di una giovane di III media, iscritta al primo anno del Paolo Giovio. Grazie alla stampa, sono al corrente della condizione di sovraffollamento dell’istituto e ho scritto ai soggetti coinvolti nella cosa, ricavandone una distratta risposta parziale, comunque sorpassata dall’esito del sopralluogo di cui date conto oggi in cronaca.
A pochi mesi dall’avvio dell’anno scolastico, non so quale struttura accoglierà mia figlia, con quali modalità, continuità, condizioni di spostamento, funzionalità.
A chi si sta occupando della vicenda vorrei ricordare che l’aspetto logistico incide in maniera non trascurabile sull’organizzazione di una famiglia e, prima ancora, sulle reali condizioni di formazione dello studente; che la destinazione concorre alla libera opzione dello studente e non costituisce una variabile marginale da subire; che è indispensabile ottenere risposte e prospettive sicure e non friabili adesso (inteso come domattina, mica giugno).
Occorre senz’altro migliore risoluzione sul tema, considerato che la curva nelle iscrizioni già raccontava qualcosa negli scorsi anni e l’ha ribadito in modo inequivocabile all’atto delle pre-iscrizioni di gennaio (che in realtà sono punti di non ritorno, molto più vincolanti di come si suppone); e siccome era ampiamente noto e previsto cosa sarebbe successo, mi chiedo perché - ad aprile - una soluzione percorribile e congrua non sia stata ancora presentata a tutti gli studenti che si sono immaginati al Paolo Giovio.
Giampietro Elli
Como
Caro Elli,
naturalmente non posso rispondere nel merito e mi auguro che lo facciano domani mattina (come dice lei) gli assessori competenti. Ritengo, invece, che si possa dire molto sul metodo con sui viene gestita la crescita degli istituti scolastici. Tra un paio di mesi compirà dieci anni il Dpr n. 233 del 18 giugno ’98 che fissava dei parametri minimi (500 alunni) e massimi (900) perché le scuole potessero mantenere la personalità giuridica. Passati due lustri, continuano invece ad esistere istituti-paese come il «Giovio». Che cos’è mancato? Probabilmente un po’ di programmazione e anche un po’ di flessibilità. Idee come quella dell’assessore Mojoli di creare un altro indirizzo di liceo scientifico in città (nella fattispecie al Setificio) si sarebbero dovute praticare da tempo. Qualche istituto, facendosi forte di un’altra norma di fine anni ’90, quella sull’autonomia scolastica, tenta di provvedere in proprio attraverso l’istituzione di un "numero chiuso": ultima la media «Foscolo» che dal prossimo anno non prenderà più di 200 matricole. Ogni volta qualcuno grida allo scandalo: "ma come, la scuola statale respinge iscritti?". Mi chiedo: ma il diritto all’istruzione è solo una questione di quantità, o anche, e soprattutto, di qualità?
Pietro Berra
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