Nessuno vince con il Como in fallimento

La fine ingloriosa della società è una sconfitta per tutti

Con riferimento alla recentissima sentenza di patteggiamento che ha chiuso il processo penale a carico dell’ex Presidente del Como Enrico Preziosi mi pare di poter concludere che vi sia nella vicenda un solo vincitore morale (mi consenta l’autocelebrazione) ovvero il sottoscritto. Mi permetto infatti di ricordare  come negli anni 2002-2003 quando lo scrivente era l’assessore al Verde, arredo Urbano, Polizia Municipale, Mobilità Traffico e Parcheggi e Grandi eventi del comune di Como, fui l’unico a dissuadere il sig. Preziosi dalle sue "megalomanie" che prevedevano la costruzione di un nuovo stadio che sarebbe dovuto servire per affrontare il campionato di A motivando tale mia contrarietà non tanto per l’avversione verso il Como, di cui mio padre è stato illustre Presidente, ma quanto per l’impossibilità della realtà di Como di affrontare una tale avventura.
Ricordavo infatti al sig. Preziosi come la nostra città e Provincia da sempre pur affezionata alla propria squadra, non ha mai espresso, quantitativamente parlando, una partecipazione che giustificasse simili interventi ed investimenti e ciò sia per la collaborazione territoriale che ci pone troppo vicini alla realtà calcistica di Milano sia per l’interesse di buona parte dei comaschi rivolto ad hobbies extra calcistici. Per tutta risposta mi sono trovato denigrato ed insultato dalla maggioranza dei tifosi che, evidentemente manovrata, non ragionava ed anzi mi etichettava con "Binda cervello da serie B". Il crak del calcio Como accertato e le cui responsabilità la prefata sentenza evidentemente individua è lì a dimostrare, purtroppo, la mia lungimiranza. Come le parti civili del processo anche il sottoscritto non potrà essere risarcito della denigrazione professionale ed umana subita, se non con una lettera di scuse da parte di quei tifosi che oggi possono coscientemente e onestamente dire. " aveva ragione Binda".
Cordiali saluti

Nini Binda
Como


Definirsi "vincitori morali" parlando del fallimento della squadra della città, ce lo consenta signor Binda, non ci pare un’espressione particolarmente felice. Qui non ha vinto proprio nessuno, né si capisce di cosa i tifosi debbano scusarsi con lei. Il fallimento non ci sembra possa entrarci qualcosa con considerazioni, peraltro opinabili, del tipo "Como non si può permettere la serie A". E’ magari vero che Como la serie A non la vuole, e che questo motivo, questo sì, abbia favorito il fallimento. Ma si fallisce per cattiva gestione, non per divergenze di opinioni.

Lilliana Cavatorta

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