Noi genitori, con il portafogli sempre in mano

Le scuole - e non solo loro - battono cassa: e noi paghiamo

Cara Provincia
sono preoccupato. Ti spiego: mio figlio, che frequenta la classe V elementare a Rovello Porro, qualche mese fa, di ritorno da scuola, si è presentato a casa con un bollettino postale di circa 15 euro a favore de "l’istituto comprensivo di Rovellasca" come rimborso spese forfettario per il libretto delle assenze (alla faccia!) e per le fotocopie distribuite durante l’anno (ah bhe, allora...). Ma fin qui niente di male, tanto a tutti fa piacere passare una mezzoretta in fila alle poste, foraggiandole tra l’altro di quell’euroedieci di commissioni... (tanto sono già lì in edicola a prendere i buoni mensa). Qualche giorno fa, il bimbo si è ripresentato con un altro bollettino, causale "spettacolo teatrale in inglese", sempre a favore de "l’istituto comprensivo di Rovellasca" di 5,30 euro.
A parte il solito piacere di passare la solita mezzoretta in fila e pagare il 20% di commissioni, mi chiedo se non sarebbe stato più semplice ritirare i 5 euro in classe.
Ma la mia preoccupazione è: quando saranno in vigore i tagli del decreto-gelmy, ci troveremo tutti in fila alle poste con i bollettini luce, gas, acqua, corrente della scuola?

Lettera firmata

Le sue preoccupazioni sono fondate. Qui la situazione peggiora a vista d’occhio e le occasioni in cui ci viene chiesto di mettere le mani al portafogli si moltiplicano. Noi cittadini rivestiamo molteplici ruoli trasversali: siamo di volta in volta genitori, automobilisti, proprietari di immobili, utenti di servizi, destinatari di bollette, etc. Ebbene, in ciascuno dei questi ruoli siamo chiamati sempre più spesso ad iniezioni di contanti per sopperirre alle carenze del pubblico, senza che chi ci amministra avverta mai l’esigenza di un gesto riparatore.
La risposta è sempre la stessa: non c’è trippa per i gatti. Perché nella gestione della cosa pubblica si sono persi da un pezzo il rigore e lo scrupolo che dovrebbero ispirare le scelte fatte in nome e per conto della collettività. Così ci ritroviamo a lavorare sette mesi su dodici per mantenere il carrozzone, ma se tenessimo il conto di tutti questi prelievi indiretti, forse scopriremmo che il salasso è anche maggiore.
Ora che siamo in recessione conclamata, prepariamoci: chissà che nello zainetto dei nostri figli non ci tocchi mettere anche un pezzo di legna da ardere per scaldare l’aula. Sentirlo raccontare dai nostri vecchi ci faceva sorridere, ma la storia potrebbe ripetersi.

Pier Angelo Marengo

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