Non dimenticare i disastri del fascismo

Ma ebbe vita lunga grazie al largo consenso degl'italiani

Ho passato le vacanze in Versilia e ho visitato la bella Pietrasanta. Per una curiosa combinazione sono capitato in un negozietto, assai arruffato. Con sorpresa e sgomento ho visto al suo interno una triste esposizione inneggiante al fascismo ed al suo dittatore. Non discuto la singola volontà di inneggiare a chi che sia, se esercitata nel chiuso del proprio ambiente ma, in luogo aperto al pubblico, la cosa appare sconveniente e diseducativa. La mattina dello stesso giorno ero stato a Sant’anna di Stazzema dove la visita al Sacrario ed al museo, ben allestiti, mi fece avvertire tutto il contrasto di una inenarrabile realtà. A pochi chilometri di distanza si esalta chi di quella strage ha tutta la responsabilità. Seduti in un bar della accogliente piazza di Pietrasanta, con degli amici, abbiamo commentato "immaginando che uno studente giunto da lontano, il cui nonno è sepolto in uno dei tanti cimiteri dedicati alle Forze Alleate, ucciso per venirci a liberare dai nazifascisti, allibito, non potrebbe che chiedersi se noi italiani  siamo con la mente a posto". Sarebbe sufficiente che allo strano esercente si suggerisse di  porre una locandina sotto l’effige del  dittatore che reciti le sue immense virtu’: fece morire la prima moglie e il figlio in manicomio per sua convenienza, fece uccidere Matteotti perche in parlamento osò contraddirlo, tolse la libertà agli italiani, mandò a morire schiere di giovani per cause sbagliate, fu ridicolo nel volere un impero inutile di cui ancora oggi dobbiamo pagare i debiti, tentò una fuga ingloriosa verso la Svizzera portando con sé la cassa del residuo Stato. Esponendo queste informazioni per i giovani avventori la cosa diverrebbe educativa.

Nedo Walter Nenci
Como

Non è tutto qui. Mussolini, d’accordo col re e per compiacere i nazisti, promulgò le leggi razziali: il “male assoluto” ricordato tre giorni fa dal sindaco di Roma Alemanno. Eppure il fascismo - come è bene spiegato dagli studi del suo maggior storico, Renzo De Felice - ebbe vita lunga grazie al largo consenso degl’italiani: gente semplice, che viveva di stenti e ci voleva poco a illudere, ma anche gente preparata, gl’intellettuali innanzitutto. La scoperta di adesioni impensabili al regime, e alla sua svolta razzista, non finisce mai. Né mai finisce lo sconcerto nell’apprendere che molti dei fedelissimi al ducismo si riciclarono prontamente in ultrà della causa comunista. Tutto questo ci ricorda che quanti avversarono nei fatti e non nelle intenzioni il fascismo, non furono degli oppositori. Furono degli eroi.

Max Lodi

© RIPRODUZIONE RISERVATA